Consultazioni, Mattarella: “Nessun progresso. valuterò come uscire dallo stallo. Serve governo”

L’ultimatum ai partiti è lanciato, al termine del secondo giorno di consultazioni. Ora Mattarella sta per calare l’asso di una sua iniziativa per “uscire dallo stallo” e ridare al paese “un governo nel pieno delle sue funzioni”, dopo aver constatato con crescente insoddisfazione come “il confronto tra i partiti non abbia fatto progressi”. Alle forze politiche restano gli scampoli di qualche giorno ancora, per lanciare l’sos al Quirinale e compiere il miracolo di un’intesa. In assenza, la scure di Mattarella calerà a metà della prossima settimana, fra mercoledì e giovedì (lunedì il presidente sarà a Forlì per la commemorazione di Ruffilli, martedì ancora pausa in attesa di qualche novità).

Ieri sono saliti al Colle i presidenti di Camera e Senato, Fico e Casellati, e il capo dello Stato emerito, Giorgio Napolitano (“Il compito di Mattarella è estremamente difficile e complesso e nello stesso tempo presenta una sua innegabile urgenza”, ha commentato Napolitano).

“Dall’andamento delle consultazioni di questi giorni – dice il capo dello Stato al termine dei colloqui  – emerge con evidenza che il confronto tra i partiti per dar vita in Parlamento a una maggioranza che sostenga un governo non ha fatto progressi”. Mattarella invece ha fatto presente la necessità che “con urgenza” un confronto per trovare una maggioranza in Parlamento “si sviluppi e si concluda positivamente”. E indica le emergenze, un programma da mettere in cantiere: “Le attese dei nostri concittadini, i contrasti nel commercio internazionale, le scadenze importanti e imminenti nella Unione europea, l’acuirsi di tensioni internazionali in aree non lontane dall’Italia”. Ma queste urgenze restano lì, in attesa di un governo che non arriva. Per cui ha deciso di prendere lui l’iniziativa. 

In che modo? Ci sono due scenari immediati, quotati al cinquanta per cento ciascuno: preincarico a Salvini o mandato esplorativo a Casellati (o a Fico). E una ipotesi sullo sfondo, che può maturare invece nelle prossime settimane: il governo del presidente. Con una certezza intanto: Mattarella ha lasciato chiaramente intendere che non darà un terzo giro di consultazioni.

Primo scenario. Il preincarico, politico, che in prima battuta può andare a Matteo Salvini, ovvero il candidato che la coalizione più forte, cioè il centrodestra, ha indicato unitariamente ieri nelle consultazioni al presidente della Repubblica. Non ci sono subordinate, in questo contesto, tipo un’altra figura della Lega come Giorgetti. Salvini rinuncia perché teme di restare bruciato, in assenza di una maggioranza? Il leader leghista ha già messo le mano avanti, “non andiamo a cercare i voti in Parlamento ad uno ad uno, la caccia al tesoro la faccio con i miei bambini”. Allora, dica chiaramente di no al presidente della Repubblica. A quel punto, avanti il prossimo. Cioè secondo preincarico, a Di Maio. Si chiama fuori o fallisce pure lui? Ecco che, dopo un paio di settimane di fiaschi politici e fumate nere, a Sergio Mattarella non resterebbe altro da fare che mettere in pista un “classico” dei casi disperati: il governo del presidente. Guidato da una figura terza – il suo identikit però resta ancora avvolto nel mistero –  basato su pochi punti di programma se possibile condivisi dalle forze politiche, e aperto a chi ci sta. Berlusconi non aspetta altro, il Pd uscirebbe giocoforza dall’Aventino, meno contenti 5Stelle e Salvini, ma a quel punto comunque si accoderebbero all’appello istituzionale del capo dello Stato, con la speranza di ritrovarsi con un governo a tempo che  sfocerebbe prima possibile nel ritorno al voto. Una strada, questa del preincarico, per inchiodare i partiti alle loro responsabilità. I temi ruoterebbero attorno ai quattro punti che proprio Mattarella ha citato oggi nella sua dichiarazione.

Secondo scenario. Un’esplorazione, di carattere istituzionale, da affidare al presidente del Senato o a quello della Camera, che dopo aver sentito i partiti tornano dal capo dello Stato a riferire sullo stato dell’arte. Quindi solo con il compito di un supplemento di indagine, destinati a uscire dal grande gioco per Palazzo Chigi – almeno così è la prassi – una volta esaurita la ricognizione. Favorita Casellati ma un mandato a Fico forse potrebbe avviare un disgelo col Pd. E se l’esploratore torna a mani vuote, anche in questo caso ecco che fa capolino il governo del presidente.