In Europa 60 milioni di tatuati. Quali rischi si corrono e cosa ne pensano i medici

Forma di auto-espressione per eccellenza, i tatuaggi sono diffusi in tutto il mondo a prescindere da sesso, etnia o cultura. Arriva ora il primo report clinico sul fenomeno, realizzato dall’American Academy of Pediatrics e recentemente pubblicato sulla rivista Pediatrics. Qualche raccomandazione medica per evitare complicazioni, e un’analisi dei possibili (anche se rari) rischi per la salute.  Il rapporto prende il via dai risultati di un sondaggio condotto negli Stati Uniti dall’Harris Poll, secondo cui 3 americani su 10 avrebbero almeno un tatuaggio, e la maggioranza – il 69% dei tatuati – ne avrebbe più di uno.

“L’interesse per la decorazione permanente del proprio corpo è aumentata negli ultimi anni – scrivono gli autori del rapporto – ma non è nuova: gli archeologi hanno trovato prove di tatuaggi risalenti al 2000 a.C., come forma di appartenenza a un gruppo.” Una storia lunga almeno quattro millenni, dunque, con un’evoluzione diversa a seconda delle aree geografiche: se, ad esempio, negli Stati Uniti i tatuaggi sono sempre più diffusi, in Giappone sono ancora considerati uno stigma sociale associato per lo più alla criminalità organizzata. E in Europa?

Tatuato il 12% degli europei

Si aggirano intorno ai 60 milioni gli europei con la pelle decorata da tatuaggi. Questi i dati, risalenti al 2016, di un’analisi svolta dalla Commissione Europea. Rispetto alla situazione americana – anche se i due sondaggi non sono comparabili – nel vecchio continente i tatuati sarebbero in media poco più di 1 su 10 – il 12% della popolazione complessiva.

Una percentuale in aumento, ma che è ancora relativamente bassa se consideriamo la prevalenza di tatuaggi in altre parti del mondo: come ci si può aspettare, gli Stati Uniti, che secondo il report europeo si aggirano intorno al 22,5%; ma anche Nuova Zelanda e Australia rispettivamente al 20% e al 12%. Al primo posto c’è il Canada, con il 24% della popolazione tatuata.

Tornando al vecchio continente, bisogna però dire che anche in Europa abbiamo alcuni ‘record’: la percentuale di tatuaggi varia infatti parecchio da uno stato all’altro. Come si vede dal grafico, passiamo da paesi in cui la popolazione tatuata è pari o superiore alla metà, come Lussemburgo (60%) e Ungheria (50%), a paesi con bassa incidenza, come Germania e Polonia (9%). L’Italia supera di poco la media europea, con 12,8% di persone tatuate – corrispondente a circa 7,7 milioni.

A quanti anni ci tatuiamo

Più diffusi tra i giovani, i tatuaggi hanno una prevalenza che si aggira complessivamente tra il 20 e il 30% della fascia di popolazione media in Europa.

Un dato che trova conferma anche in Italia, dove il numero maggiore di tatuati riguarda la fascia d’età compresa tra i 35 e i 44 anni – gli italiani fanno in genere il primo tatuaggio intorno ai 25 anni. Tra i giovanissimi, il 7,7% dei minorenni italiani ha almeno un tatuaggio, mentre nella fascia tra i 18 e i 24 anni la percentuale sale a 21,76%.

Inchiostri, un rischio per la salute?

Ma a prescindere da distribuzione geografica ed età, un elemento in comune tra i due report – quello americano e quello europeo – sembra essere la bassa percezione del rischio di chi decide di farsi un tatuaggio. I dati disponibili sulle possibili complicazioni sono ancora piuttosto scarsi, e secondo i medici i rischi per la salute sono comunque bassi. Non nulli, però.

A causare problemi sarebbero gli inchiostri iniettati, che nella maggior parte dei paesi del mondo non sono sottoposti a una vera e propria regolamentazione. In Europa, così come negli Stati Uniti – da cui provengono gran parte degli inchiostri sul mercato UE – rientrano tra i prodotti generici utilizzati dall’industria chimica per la produzione, ad esempio, di tessuti o materiali in plastica. Questo significa che i pigmenti utilizzati non sono prodotti specificatamente per i tatuaggi, e hanno in generale un basso grado di purezza.

Come si vede dal grafico, l’analisi della Commissione Europea ha identificato sostanze potenzialmente dannose negli inchiostri utilizzati per i tatuaggi. I dati, ottenuti aggregando i risultati di diversi studi, mostrano che su 358 campioni analizzati il 43% conteneva idrocarburi policiclici aromatici, potenti inquinanti atmosferici che si trovano anche nel carbon fossile e nel petrolio. Ulteriori sostanze pericolose riscontrate in altri studi sono le ammine aromatiche primarie (14%), i metalli pesanti (9%), i conservanti (6%) e varie manifestazioni di contaminazione microbiologica (11%). Queste percentuali non rispettano i requisiti previsti dalla legge in relazione al contenuto di impurità, conservanti e microrganismi delle sostanze cosmetiche.

Misurare i potenziali rischi per la salute di queste sostanze dannose non è semplice, ma già esistono alcune ricerche che mettono in relazione l’assorbimento degli inchiostri con l’insorgere di possibili malattie. Tra gli studi più recenti, un articolo pubblicato qualche mese fa su Scientific Reports, secondo cui alcuni elementi chimici dell’inchiostro, migrando nel corpo sotto forma di microparticelle, sarebbero in grado di raggiungere i linfonodi.

A fotografare il ‘viaggio’ di queste sostanze è stato un gruppo di ricerca coordinato dal Sincrotrone europeo di Grenoble in Francia (Esrf), che avrebbe trovato le prime prove analitiche del trasporto di elementi tossici attraverso il corpo – in particolare pigmenti organici metalli pesanti – a seguito di un tatuaggio.

Dopo l’iniezione di inchiostri, le particelle verrebbero assorbite dal sangue, fagocitate dalle cellule immunitarie e successivamente depositate nei linfonodi, piccoli organi linfoidi periferici fondamentali per la risposta immunitaria del nostro organismo.

Ancora troppo poco si sa però sui rischi effettivi per la salute legati all’assorbimento di questi elementi chimici da parte dei linfonodi, dal momento che si tratta comunque di quantità minime.

Ancora troppo poco si sa però sui rischi effettivi per la salute legati all’assorbimento di questi elementi chimici da parte dei linfonodi, dal momento che si tratta comunque di quantità minime.

Cosa pensano i medici

Qual è quindi l’atteggiamento giusto da seguire quando si decide di fare un tatuaggio? Il report dell’American Academy of Pediatrics, si diceva all’inizio, è il primo stilato da un team di medici per fornire non solo una radiografia del fenomeno, ma anche una serie di raccomandazioni.

Partendo dalle più ovvie, come assicurarsi delle condizioni igieniche del salone scelto, gli esperti consigliano un generale cambio di approccio rispetto al fenomeno tattoo: non considerarla più soltanto una pratica estetica, ma anche ‘medica’. Il che significa che il luogo prescelto per il tatuaggio deve essere in tutto e per tutto paragonabile a uno studio medico, in particolare per quanto riguarda normative di sterilizzazione e pulizia.

I responsabili dovrebbero inoltre fornire ai clienti tutte le indicazioni sugli inchiostri utilizzati, nonché spiegare come prendersi cura dell’area trattata dopo il tatuaggio. Infine, prima di fare un tatuaggio, gli esperti consigliano di non assumere farmaci che possano comprometterne le difese immunitarie, e di assicurarsi di aver fatto tutte le vaccinazioni obbligatorie. Ecco quindi le prime linee guida per tatuarsi in sicurezza, in attesa di sapere qualcosa in più sugli effetti di questa abitudine millenaria.