Stangata sulle sigarette elettroniche, ecco quanto costerà ‘svapare’

Il 2018 è l’anno nero dei consumatori di sigarette elettroniche. Dal primo gennaio scorso, infatti, ’svampare’ costa molto di più, dopo che i liquidi per le ricariche sono passati sotto il controllo dei Monopoli di Stato, così come accade già per il tabacco e i superalcolici. In particolare, è stata imposta una tassa fissa di 0,37 euro più Iva per ogni millimetro di ricarica. Con o senza nicotina. In altre parole, gli ‘svampatori’ pagheranno ora più o meno 5 euro per un flacone da 10 millimetri che, in genere, dura due tre giorni.

I motivi della stretta

La decisione,era stata presa a dicembre dello scorso anno, quando la Commissione della Camera dei deputati aveva approvato un emendamento del governo alla legge di bilancio.  L’obiettivo è contrastare l’evasione fiscale connessa al mercato illegale del fumo elettronico, e garantire gli adeguati controlli sul fronte sanitario dei liquidi venduti.

Appena prima, con il decreto fiscale, era stato introdotto anche il divieto totale di vendita online dei liquidi introducendo una sanzione fino a 40mila euro per i trasgressori. I siti che hanno continuato a farlo sono stati oscurati dai Monopoli. Sarebbero illegali anche gli acquisti sui siti stranieri, ma non ci si rassegna al nuovo scenario e ci si fanno pochi scrupoli sulla provenienza della merce. A regime, inoltre, le sigarette elettroniche potranno essere vendute solo nelle tabaccherie e nelle rivendite autorizzate.

Da 20 a 450 euro per gli ‘eccipienti’

Da aprile sarà anche peggio: il regolamento dei Monopoli, riporta il Corriere della Sera, stabilirà i criteri di applicazione dell’imposta anche ai vari prodotti utilizzati dagli svampatori per la produzione dei liquidi da inalare. E poi c’è la questione dei due “eccipienti”, glicerina e glicerolo, che costano e costeranno meno di 20 euro al litro. Ma etichettati come “liquido inalabile”, domani, ne costeranno 450 solo di tasse. Si tratta di prodotti che vengono venduti anche in farmacia e in erboristeria per preparazioni alimentari e cosmetiche, ma in questi casi non sono soggetti a tale tipo di tassazione.

30mila persone a rischio

Secondo il ‘Post’, le stime parlano di 2mila negozi e 30mila persone impiegate nel settore delle sigarette elettroniche, che potrebbero subire conseguenze economiche gravi dalle nuove tassazioni.