QUELL’ALLUNGO
In una mattinata fredda, non proprio l’ideale per un giamaicano, l’allenamento è cominciato con un giro di campo ed esercizi di stretching. C’è stato poi un momento in cui Usain ha giocato decisamente in casa: un allungo, 50-60 metri e quel suo rialzarsi come se ci fossero stati ancora una volta i blocchi di partenza, ci ha riportato a Rio, a Londra o a Pechino. Ma quella storia è finita e ora ce n’è un’altra. Siamo solo all’inizio. Anche Peter Stoger, il tecnico del Borussia, dice: “Si vede che capisce gli schemi. Ma in due ore non è possibile capire se avrà un futuro nel calcio. Un po’ di timore è naturale per qualcuno che passa da uno sport individuale a uno di squadra”.
IN ATTACCO A SINISTRA
Nella partitella a mezzo campo, Bolt ha toccato il pallone venti volte, la prima è stata la più fortunata con il gol di testa. Poi un bell’assist e un pallone non agganciato di un soffio sotto porta. Insomma, si è fatto trovare spesso al giusto, altre volte si è isolato come se stesse cercando qualcosa per capire meglio la situazione. Sempre sulla fascia sinistra, in attacco. “La mia posizione preferita in campo”. Alla fine, la mattinata è stata chiusa da un velocista nostalgico: “Avresti potuto correre i 100 metri in 8″5!”.