Per Di Maio non dobbiamo emigrare, ma 5 milioni di italiani lo hanno fatto

Non si arresta la “fuga” degli italiani alla ricerca di lavoro e opportunità all’estero. Sono infatti 5 milioni i connazionali che vivono e lavorano fuori confine, un dato eclatante che racconta una tendenza in atto da diversi anni, quasi a dispetto del monito lanciato due giorni fa dal vicepremier Luigi Di Maio (“Non dobbiamo emigrare”). Il vicepremier si riferiva alla tragedia di Marcinelle dell’8 agosto 1956, quando un incendio in una miniera belga costò la vita – tra gli altri – a 136 migranti italiani. Ma, a 62 anni di distanza, gli italiani sono tornati a partire, con motivazioni diverse, ma a ritmi simili a quelli del secolo scorso.

“La tragedia di Marcinelle mi fa riflettere sul fatto che non dobbiamo emigrare dall’Italia e dobbiamo lavorare a non far più emigrare i nostri giovani”. Poche parole pronunciate anche per evitare di schierarsi nel duro scontro tra il ministro degli Esteri, Enzo Moavero Milanesi – che aveva detto “ricordiamoci che siamo stati migranti anche noi” – e il leader della Lega, Matteo Salvini, che lo aveva attaccato rispondendo “tra i nostri emigranti e gli attuali clandestini paragone offensivo”?.

Prima il calo poi la crisi del 2008 e l’inversione di tendenza

L’emigrazione degli italiani all’estero, dopo gli intensi movimenti degli anni ’50 e ’60, è andato ridimensionandosi negli anni ’70 e fortemente riducendosi nei tre decenni successivi. A partire dalla crisi del 2008 e specialmente nell’ultimo triennio, invece, le partenze hanno ripreso vigore e hanno raggiunto gli elevati livelli postbellici. È quanto emerge dai dati contenuti nel “Rapporto Italiani nel mondo 2017” della Fondazione Migrantes.

Numeri allarmanti

Nel 2017  la Penisola è entrata nella top 10 dei paesi Ocse con il più alto tasso di emigrazione, all’ottavo posto (su un ranking di 50 paesi) con 172 mila “nuovi immigrati” nel solo 2016. Un balzo di quasi 10 posizioni rispetto al 16esimo posto del 2008, sempre secondo dati Ocse, quando gli italiani in mobilità verso l’estero si fermavano a 84 mila unità. Oggi la Penisola incide sul 2,4% del totale di nuovi emigranti da e verso i paesi Ocse, avvicinandosi agli standard di paesi come Vietnam (2,6%) e Messico (2,7%).

È come se l’Italia nell’ultimo anno abbia perso la popolazione di Perugia. Negli ultimi tre anni quella di Firenze. Negli ultimi cinque quella di Palermo, la quinta città più popolosa della Penisola (dati Comuniverso). Al primo gennaio 2017 gli italiani residenti fuori dei confini nazionali e iscritti all’Anagrafe degli italiani residenti all’estero (Aire) sono 4.9 milioni, l’8,2% degli oltre 60,5 milioni di residenti in Italia alla stessa data. La “popolazione Aire” è cresciuta, in un anno, di 162 mila unità(+3,3%), negli ultimi tre anni di oltre 337 mila (+7,2%), negli ultimi cinque di oltre 632 mila (+14,6%). E solo nel 2016 sono stati 48 mila i giovani a partire all’estero.

Dove vanno gli italiani che lasciano il Paese

Nel 2006, gli iscritti all’Aire erano 3,1 milioni, il 60,1% in meno – si legge nel “Rapporto Italiani nel mondo 2017” -. A livello continentale, oltre la metà dei cittadini italiani (2.6milioni) risiede in Europa (54%), più specificatamente nei primi quindici Paesi Ue (1.984.461, il 39,9%) mentre 2 milioni vivono in America (40,4%), soprattutto in quella centro-meridionale (32,5%). A seguire l’Oceania (3%), l’Africa (1,3%) e l’Asia (1,3%) (La Repubblica).

I Paesi con più italiani emigrati. La metà partono dal Sud

I primi tre Paesi con le comunità più numerose sono:

  • Argentina (804.260),
  • Germania (723.846),
  • Svizzera (606.578),
  • mentre il Regno Unito segna la variazione più consistente (+27.602 iscrizioni nell’ultimo anno).

La metà (50,1%) dei cittadini italiani iscritti all’Aire vengono dal sud, il 34,8% è di origine settentrionale, il 15,6% è originario del centro. A livello provinciale, Roma è in prima posizione; tra i primi quindici territori solo tre sono del nord (Milano, Torino e Treviso rispettivamente in sesta, nona e decima posizione).

2,6 milioni di italiani hanno fatto ‘esperienza migratoria’

I valori dello stato civile seguono l’aumento generale con alcuni lievi cambiamenti: aumentano nubili o celibi (57%) mentre i coniugati scendono di un punto percentuale rispetto al 2016 (36,5%). Degli oltre 4,9 milioni di italiani residenti all’estero, il 54,3% ha fatto effettivamente esperienza migratoria: detto in altri termini, sono quasi 2,6 milioni gli italiani iscritti all’Aire per espatrio o residenza all’estero.

Si consolida l’aumento registrato già da diversi anni per quanto riguarda la nascita all’estero: 1.818.158 due anni fa, 1.888.223 l’anno scorso e 1.956.311 nel 2017. Le iscrizioni per acquisizione della cittadinanza italiana sono, nel 2017,166.463 (2,1%). Cresce anche la quota degli iscritti all’Aire da meno di un anno che, nel 2017, ha superato le 225 mila unità (il 4,2%); il 16,6% (oltre un milione) è iscritto all’Aire da meno di 5 anni.

48% donne. La maggioranza ha tra i 35 e i 49 anni

Le donne – di cittadinanza italiana, con passaporto italiano e diritto di voto – residenti fuori dei confini nazionali sono 2.391.218, il 48,1% del totale a livello nazionale (quasi +79 mila rispetto al 2016).

Per quanto riguarda le classi di età:

  • i minori continuano a crescere in valore assoluto 748 mila(15,1%);
  • un milione hanno tra i 18 e i 34 anni (22,3%);
  • la classe di età più numerosa (1.1 milioni) ha tra i 35 e i 49 anni ovvero è nel pieno dell’età lavorativa (23,4%);
  • sotto al milione (946.901, il 19%) vi è chi ha tra i 50 e i 64 anni;
  • poco più di un milione ha, infine, più di 65 anni (20,2%)