“Dopo la crescita inarrestabile degli ultimi 20 anni (+5,3 punti percentuali tra il 1995 e il 2014), la quota di spese obbligate sul totale dei consumi diminuisce di un punto percentuale passando dal 41,8% del 2014 al 40,7% del 2018”, dice l’Ufficio studi facendo riferimento al calo delle spese energetiche e dei servizi finanziari. Tra questa voce di uscite, per le quali i cittadini hanno poca o nessuna scelta, la voce abitazione è quella “che incide maggiormente arrivando a ‘mangiarsi’ – tra affitti, manutenzioni, bollette, e utenze – quasi 4.200 euro pro capite (il 60% delle spese obbligate complessive)”. consumi due tipologie. Tra le voci fisse, oltre al capitolo abitazione, in crescita risulta anche la voce riservata alla sanità (629 euro annui a testa, pari al 3,5% sul totale dei consumi). “Su tali andamenti hanno pesato anche le esigenze di finanza pubblica, che hanno portato gli enti erogatori dei servizi, come nel caso dello smaltimento dei rifiuti, a frequenti aumenti dei prezzi (tariffe). Inoltre, le esigenze di risanamento degli squilibri di bilancio regionali imputabili alla spesa sanitaria, hanno accresciuto la quota di partecipazione richiesta ai cittadini (ticket su farmaci, prestazioni diagnostiche e ambulatoriali etc.)”, spiega Confcommercio. Per la mobilità, la recente inversione al rialzo delle spese è dovuta alla ripresa dei carburanti anche se nel lungo periodo c’è stata una contrazione.
Consumi obbligati e commercializzabili
valori a prezzi correnti per abitante (euro) e composizione %