Già ieri la giornata non era stata delle più semplici, continui i botta e risposta tra Madrid e la Generalitat catalana. Alla minaccia dello Stato spagnolo di impedire la votazione, la Catalogna aveva risposto lanciando una sfida: “Se bloccate i seggi, troveremo alternative per votare”. Per questo i manifestanti pro referendum, per difendere i luoghi del voto, si sono organizzati per occupare scuole e uffici, come l’istituto Collaso i Gil di Barcellona, nella Ciutat Vella, tra i primi ad essere conquistati. Qui, al grido di “Votarem” (voteremo), genitori, professori e attivisti erano entrati nella struttura scavalcando il cancello con una scala, mentre una catena umana portava sino all’interno della scuola viveri e beni di prima necessità per passare le notti.
La sfida è stata lanciata, ma la battaglia Madrid la sta giocando soprattutto online con la chiusura delle app utili alla consultazione. Offline l’applicazione per individuare i seggi all’ultimo minuto e quella per il voto elettronico. Eliminate così, dal mazzo delle alternative possibili, la più concreta delle carte che la Catalogna poteva giocarsi. Una situazione che il fondatore di WIkileaks Julian Assange in un tweet ha definito “la prima guerra mondiale su Internet”.