Cassano si racconta: “Facevo la fame, Bari-Inter mi ha cambiato la vita! Ecco cosa mi è mancato…”

Dopo alcuni mesi di inattività e senza far parlare di lui, Antonio Cassano ritorna sulle prime pagine. L’ex giocatore di Roma e Sampdoria, dopo aver lasciato l’Hellas Verona nel ritiro dopo pochi giorni dalla firma sul contratto, ​è svincolato e sembra non voler tornare a giocare.

Intervistato dall’ex compagno giallorosso Olivier Dacourt, opinionista per Canal Plus, il talento di Bari Vecchia ha parlato a tutto tondo, senza peli sulla lingua, come sempre

Dalla povertà alla partita che gli ha cambiato la vita, fino ad arrivare al Real Madrid e litigare con tutti.

Ecco le parole del classe ’82:

“Fino a 17 anni ho vissuto la fame, ma la fame nel vero senso della parola. Mia madre non lavorava, era casalinga, e guadagnavamo 3-4 mila lire al giorno: con quelle dovevamo mangiare. Mia madre ha fatto tanti sacrifici per me, allo stesso tempo non è mai andata a scuola e non è che parla molto bene l’italiano”.

Mia madre mi faceva fare tutto. Giocavo per la strada, tra i vicoletti e naturalmente c’erano le persone più grandi che mi sceglievano, io guardavo a chi mi dava mille lire in più o in meno perché ero più forte di tutti. Non avevo soldi, mai visti nella mia vita: dicevo ‘scegli me, ti faccio vincere’ e ogni giorno giocavo in strada, per guadagnare qualcosina. La mia grande occasione è sempre stata il calcio, all’epoca mi aveva portato a vivacchiare perché per me duemila lire in più o in meno facevano la differenza per me.

Bari-Inter? Avevo 17 anni, era la partita che poteva cambiare la mia vita in tutto e per tutto, farmi diventare ricco, famoso e anche bello. Il calcio fa diventare tutti belli.

Real Madrid? Lì ero nel club migliore della storia, avrei potuto restare a lungo e vincere molto, avrei potuto fare la storia del calcio. Invece ho seguito il mio istinto e ho fatto i miei errori, un allenatore non mi ha fatto giocare, l’ho insultato, ma la mia storia era iniziata bene con il Real. Dovevo sostituire Figo e Owen, due palloni d’oro, il che significava che ero un grande giocatore anche se avevo 23 anni. A Madrid ho incontrato due dei più grandi campioni di tutti i tempi, Zidane e Ronaldo, il fenomeno. Molti avrebbero pagato per giocare in quella formazione. Ma a volte non giocavo e mi lamentavo, un giorno Capello mi ha sostituito e gli ho detto di tutto nel tunnel degli spogliatoi, l’ho insultato in italiano e in spagnolo, senza motivo. Dopo un anno di discussioni con tutti, ho lasciato.

Cosa mi è mancato nella vita? Penso che se nella vita avessi avuto una persona autoritaria a fianco, qualcuno come un padre, questo mi avrebbe messo sulla strada giusta”.