Città di Gaeta: tanto bella quanto leggendaria

Gaeta è stata una rinomata meta di villeggiatura per imperatori, ricchi patrizi, consoli e famosi senatori dell’epoca, grazie anche alla costruzione della Via Flacca, fortemente voluta da Lucio Valerio Flacco. Su questa via rimangono ancora le testimonianze delle lussuose costruzioni di epoca romana, vi troviamo infatti: il Mausoleo di Lucio Munazio Planco, la Villa di Lucio Munazio Planco, la Villa di Gneo Fonteo e altre preziose tracce della ricca gens romana che soggiornava in questo luogo.

Terminato il periodo romano, inizió quello che viene definito il periodo ducale, preceduto (purtroppo) da un lasso di tempo in cui la città venne presa di mira dai barbari e dai saraceni. Grazie alla sua conformazione geografica, Gaeta si trasformó in una roccaforte con cinta murarie (a protezione del popolo) comprensive di castello (divenuto in seguito sede del Duca di Gaeta).

Con il Ducato, Gaeta divenne (nel periodo che va dall’839 al 1140) a tutti gli effetti una Repubblica Marinara, indipendente e libera fino all’invasione della dinastia degli Altavilla.

La Gaeta leggendaria

Da non perdere la visita alla rinomata Montagna Spaccata, dove sorge il Santuario della S.S. Trinità costruito nel XI secolo e affacciato sul Monte Orlando. Questo meraviglioso sito naturale è carico di simbolismo, e racconta una delle storie d’amore più drammatiche del posto:

“la leggenda narra che nella montagna vivevano le Anguane, spiriti fatati che esercitavano il loro fascino sugli uomini per poi soggiogarli. Giordano, un giovane della zona, si infatuó di Etele, una delle figlie della Maga del Bosco, la quale peró era vittima di un sortilegio (era destinata a scomparire con la morte della Maga del Bosco). Nonostante tutti cercarono di dissuadere il giovane da quell’amore, i due si sposarono, finchè un giorno la Maga morì. I due dormivano abbracciati quando Etele capì che era giunto il suo destino e decise di scappare; Giordano si sveglió, la inseguì fino ad una rupe altissima, ma un alto boato scosse la terra e la rupe si spaccò in tutta la sua altezza, facendo precipitare Etele. Giordano tentò di varcare l’enorme fenditura, ma una scrosciante cascata lo fermò e lo respinse verso valle.”

Un’altra leggenda è quella legata alla “Grotta del Turco”, dove si ammira un’impronta di una mano che viene attribuita a un saraceno; la storia narra che in questi luoghi si nascondessero pirati saraceni miscredenti, pronti ad attaccare le navi nemiche, e che uno di essi un giorno toccò la montagna. Questa divenne morbida e si deformò sotto il suo palmo. Attraversando il percorso infatti, è possibile notare un’impronta nella roccia che reca un’iscrizione in cui si legge “Un incredulo si rifiutò di credere ciò che la tradizione riferisce, lo prova questa roccia rammollitasi al tocco delle sue dita”.

La visita alla Grotta del Turco è a pagamento e consente, attraverso una scalinata con circa 300 gradini, di scendere sino al livello del mare per godere, soprattutto se c’è il sole, gli splendidi riflessi verdi e turchesi.

Gastronomia

Per chiudere in bellezza, sappiate che a Gaeta si mangia benissimo! Una delle particolarità è la cultivar di olio per eccellenza, conosciuta per essere fin dall’antichità una coltura marginale in grado di offrire una produzione anche in condizioni difficili, ma sentitp parlare delle “Olive di Gaeta”?. Altra bontà da provare è la tiella , una pizza con ripieno di pesce, verdure e le immancabili olive locali. Dai calamaretti ai polipetti, dalle seppioline alle sarde e alle alici fresche, senza dimenticare baccalà e scarola: una bontà unica!