Desirée Mariottini, dodici ore di violenza e droghe prima di morire. La trappola e poi l’abuso. Tre fermati

Dodici ore di violenza e droghe hanno portato alla morte Desirée Mariottini. Il lavoro ininterrotto della procura e della squadra mobile ha ricostruito grazie anche due testimonianze decisive ruoli e contesto in quello che viene ritenuto un omicidio volontario pluriaggravato. In stato di fermo si trovano Gara Mamadou, 26 anni e Minteh Brian, 43 anni, senegalesi. Con loro c’è anche un cittadino nigeriano di 46 anni.

Le aggravanti

Desirée, secondo il pm Stefano Pizza e l’aggiunta Maria Monteleone sarebbe stata indotta ad assumere un mix di sostanze che i pusher sapevano essere potenzialmente letali. Metadone, eroina ed altro.

La crudeltà

La contestazione dell’omicidio volontario nasce da questo «rischio» che i presunti colpevoli hanno accettato di correre. Le aggravanti sono quelle di aver agito su una minorenne e su un soggetto ridotto all’incoscienza, per motivi abietti e con crudeltà. Dopo averla tramortita, hanno abusato di lei.

La trappola mortale

Altri nomi potrebbero presto aggiungersi alla lista dei fermati, solo uno dei quali era presente ieri notte in questura tra la decina di persone sottoposte ad accertamenti. Gli altri due si preparavano alla fuga. Da una quindicina di giorni Desirée aveva cominciato a frequentare il rudere di via dei Lucani, dove comprava droga anche in cambio di prestazioni sessuali. Studiato il soggetto, il branco le ha teso la trappola mortale.