Di Maio contro il Ceta: “E’ il momento di rivendicare un po’ di sano sovranismo”

«E’ il momento di rivendicare un po’ di sano sovranismo».

Il vicepremier Luigi Di Maio si prende un lungo applauso dalla platea dell’assemblea annuale della Coldiretti a Roma, prima di lanciare una bordata contro il Ceta, il trattato commerciale di libero scambio tra Canada e Ue, entrato in vigore il 21 settembre dello scorso anno e in fase di ratifica da parte dei paesi europei.

«Il Ceta dovrà arrivare in aula per la ratifica e questa maggioranza lo respingerà», assicura Di Maio. E aggiunge: «Se anche uno solo dei funzionari italiani che rappresentano l’Italia all’estero continuerà a difendere trattati scellerati come il Ceta, sarà rimosso».

Nella sala che ospita l’assemblea annuale della Coldiretti esplode l’ennesima ovazione. C’è una grande sintonia tra il governo giallo-verde (presente oltre a Di Maio anche il ministro leghista Gian Marco Centinaio) e l’associazione di rappresentanza dell’agricoltura italiana, che chiede di non approvare il Ceta in quanto non tutelerebbe i prodotti del Made in Italy e di introdurre nuovamente i voucher, «bisogna fare presto», sottolinea il presidente Roberto Moncalvo. Su questo Di Maio cambia rotta rispetto al passato e, in linea con le idee della Lega, ammette che se nell’agricoltura i voucher «sono importanti, io l’unica cosa che chiedo è scrivere la norma insieme».

Coldiretti: a tavola un prodotto importato su cinque è fuorilegge

Nel corso dell’assemblea di Coldiretti, il presidente fa il punto sulla situazione toccando diversi temi, dai dazi all’export, dai voucher alle sanzioni alla Russia. Nella sua relazione si legge che «quasi un prodotto agroalimentare su cinque che arriva dall’estero non rispetta le normative in materia di tutela della salute e dell’ambiente o i diritti dei lavoratori – a partire da quella sul caporalato – vigenti nel nostro Paese».

Per Moncalvo «l’idea di libero commercio, nel corso di questi anni, si è sempre più dissociata dall’idea di un commercio equo, che tenesse conto del rispetto di regole condivise sul piano ambientale, della tutela sociale dei lavoratori e della sicurezza dei cittadini».

Le sanzioni alla Russia sono costate 1 miliardo al cibo Made in Italy

Nella relazione si sottolinea inoltre che «le esportazioni agroalimentari Made in Italy hanno perso oltre un miliardo dall’inizio dell’embargo russo per una importante lista di prodotti agroalimentari e il divieto all’ingresso di frutta e verdura, formaggi, carne e salumi ma anche pesce, provenienti da Ue, Usa, Canada, Norvegia ed Australia».

Un bilancio duro, a quattro anno dall’entrata in vigore delle sanzioni. «Il risultato – sottolinea Moncalvo – è l’azzeramento della spedizione di prodotti agroalimentari Made in Italy in Russia che per molto tempo è stata un mercato importante per l’Italia. Alle perdite dirette subite dalle mancate esportazioni – conclude – si sommano poi quelle indirette dovute al danno di immagine e di mercato provocato dalla diffusione sul mercato russo di prodotti di imitazione che non hanno nulla a che fare con il Made in Italy».