Di Maio e Salvini: revoca della concessione ad Autostrade, multa da 150 milioni di euro La procura: non fatalità, ma errore umano

A large section of the Morandi viaduct upon which the A10 motorway runs collapsed in Genoa, Italy, 14 August 2018. Both sides of the highway fell. Around 10 vehicles are involved in the collapse, rescue sources said Tuesday. The viaduct gave way amid torrential rain. The viaduct runs over shopping centres, factories, some homes, the Genoa-Milan railway line and the Polcevera river. ANSA/FLAVIO LO SCALZO

Quella di Genova è «un’emergenza nazionale». Un mini-consiglio dei ministri, convocato d’urgenza questo pomeriggio nella città ferita, accoglie la richiesta avanzata dal governatore della Liguria Giovani Toti. E mentre il premier Conte e tre ministri (Salvini, Di Maio e Toninelli) si riuniscono in prefettura, si aggiorna di ora in ora il bilancio delle vittime: almeno 39 e 16 feriti (di cui 12 in codice rosso).

La ricerca dei dispersi va avanti, ma gli scavi sono stati interrotti a tarda mattinata per i rischi di nuovi crolli. Il ponte Morandi non c’è più. E in questo assurdo Ferragosto l’Italia è con Genova ma chiede, esige, risposte. «Dopo il dolore servirà un esame severo delle cause”, aveva detto ieri il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Il procuratore capo Francesco Cozzi, per ora non ha disposto nessun sequestro e conferma che è stato aperto un fascicolo per disastro e omicidio colposo («Non è stata una fatalità», chiarisce).

Di Maio: “Noi non prendiamo soldi dai Benetton”

Oggi i ministri del governo Conte provano a dare queste prime risposte. E accusano, prima di tutto, Autostrade per l’Italia. «Ritireremo le concessioni alla società e la multeremo», ribadisce il ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli. Che invoca anche le dimissioni immediate dei vertici societari. Poco importa che nessuna delle due decisioni (il ritiro delle concessioni e la multa) possa essere presa in maniera unilaterale. La linea dell’esecutivo è questa. La ribadisce, al fianco di Toninelli, il vicepremier Luigi Di Maio. Che attacca: «Il problema del crollo del ponte dipende dal fatto che quando paghiamo un pedaggio immaginiamo che quei soldi siano reinvestiti in manutenzione ma invece si dividono gli utili e i ponti qui crollano». «Per la prima volta – aggiunge il ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico – c’è un governo che non ha preso soldi da Benetton, e siamo qui a dirvi che revochiamo i contratti e ci saranno multe per 150 milioni di euro. Autostrade ha poi la sede finanziaria in Lussemburgo, quindi manco pagano le tasse». E a chi gli fa notare che nel blog di Grillo, nel 2013, si parlava della «favoletta dell’imminente crollo del ponte» risponde piccato: «Deve essere chiaro: Autostrade è stata politicamente coperta dai precedenti governi e dai giornali: noi non vogliamo fare da palo a chi doveva fare manutenzione e non l’ha fatto».
Autostrade: “Da noi 1 miliardo l’anno degli investimenti”
La replica non si fa attendere. Già in mattinata la società finita sotto accusa spiega in una nota che il viadotto Polcevera «era monitorato dalle strutture tecniche della direzione di Tronco di Genova con cadenza trimestrale secondo le prescrizioni di legge e con verifiche aggiuntive realizzate mediante apparecchiature altamente specialistiche fatte con società ed istituti leader al mondo in testing ed ispezioni sulla base delle migliori best practices internazionali». E poi precisa che «negli ultimi cinque anni (2012-2017) gli investimenti della società in sicurezza, manutenzione e potenziamento della rete sono stati superiori a 1 miliardo di euro l’anno». Ma qualcosa non ha funzionato. Secondo quanto ricostruito già ieri da La Stampa, la causa della strage va individuata negli “stralli”, quei tiranti che dai tre piloni di 90 metri d’altezza tengono ancorate le carreggiate dell’A10. Non solo: la società aveva previsto il rinforzo dei tiranti bandendo un appalto di oltre 20 milioni, ma si era deciso di intervenire dopo la stagione estiva.

Salvini: “Colpevoli in galera”
Il ministro dell’Interno Matteo Salvini, atterra nel primo pomeriggio a Genova. «Vengo per contribuire a riportare la normalità appena possibile», dice. Questa mattina, dalle pagine del Messaggero di Roma, aveva polemizzato con i vincoli europei. «Per me, molto prima dello zero virgola dettato dall’Unione europea, dell’obbedienza contabile che non ci fa spendere i soldi che potremmo usare, sennò sforiamo, sennò ci rimproverano e ci bacchettano, viene la vita degli italiani che va protetta, va garantita, e nulla merita di essere rispettato più di essa». Dal suo blog, che non è più quello dei pentastellati, il garante del Movimento 5 Stelle Beppe Grillo accusa: «Contemplando questo orrore sono ancora più convinto che le grandi opere pubbliche dalla carta al mondo reale devono essere riviste: tutte. La concessione a operatori così dissennati della nostra viabilità va revocata e restituita allo Stato!».
Quanto alla Gronda (l’ipotesi di asse viario alternativo e la cui realizzazione è ancora lontana, anche perché osteggiata) Toninelli ha ricordato che il progetto di costruzione sarebbe relativo al periodo 2019-2029 e chi si richiama a questa polemica «sta facendo sciacallaggio che rispediamo al mittente». La linea del M5S è chiara: le responsabilità politiche sono «dei governi precedenti». A Genova, intanto, continua la conte delle vittime. «Sarà difficile salvare tutte le case perché sono sotto un ponte che potrebbe essere abbattuto», ha detto il sindaco Marco Bucci arrivando al vertice in prefettura. E la sua città, ferita, aspetta che le si dica la verità.