E tutto lo Stadium applaudì il re della Champions: Cristiano Ronaldo, un’altra notte perfetta

È difficile pensare di fermare uno che firma record e meraviglie con totale naturalezza, con una semplicità che sfiora l’indifferenza. O l’onnipotenza. Cristiano Ronaldo ha segnato alla Juve tutte le volte che l’ha avuta davanti, nove gol. Anzi dieci tiri e una parata, una questione personale persino per uno che moltiplica i gol contro qualsiasi avversaria.

CR7 ha marchiato ben più del suo numero, ha piazzato il nome sulla Champions League, il primo che va in rete in dieci partite di fila e anche qui è un racconto che va dalla Juventus della finale di Cardiff, doppietta, alla Juventus di questo quarto, altra doppietta e con tanto di rovesciata plastica. C’è tutto: invenzione, coordinazione, elevazione, precisione, forza e c’è quella sua faccia quando atterra, quel modo che Ronaldo ha di planare e occupare lo spazio e di prendersi tutto, la vittoria: il pubblico, costretto a omaggiarlo pure quando lo subisce, il calcio intero.

Il suo eurogol più veloce

È impossibile da contenere e ha una fissazione per i bianconeri, migliora pure il suo primato di rapidità, tarato sempre sullo stesso rivale: il primo gol di questa partita solo sua arriva dopo tre minuti, il più veloce subito alla Juventus in Champions League dalla rete di Alaba del Bayern Monaco nell’aprile 2013 (al 1’), il più veloce rimediato in casa e ovviamente il più veloce di Ronaldo che prima era fermo al quarto minuto, 23 ottobre 2013, neanche a dirlo, con la Juve.

Non c’è scampo, entra per fare male e alla fine quella sublime rovesciata sembra un colpo di grazia: lo stadio applaude melancolico, rapito dalla struggente bellezza di quell’acrobazia che supera l’amarezza del momento. Il pubblico barcolla e batte le mani (non la curva che reagisce con rancorosi insulti indirizzati al mondo intero) e Ronaldo abbozza un inchino. Il solo gesto vagamente goffo dei novanta minuti. È abituato alle ovazioni, però anche preparato alle invidie, allo scetticismo, a essere bersaglio da fastidi vari. Ma criticare questo giocatore è pura follia.

La grande bellezza

Cristiano non ha fatto impazzire la difesa bianconera, l’ha mutilata, stroncata in due azioni e Buffon, immobile nella sua porta mentre quella palla assurda lo scavalca, è il ritratto della resa al talento. Un talento coltivato e moltiplicato secondo i precetti biblici. C’è una foto dell’allenamento di Ronaldo in cui prova la rovesciata sul prato dell’Allianz Stadium il giorno prima della partita. N

on abbozza, fa tutto il gesto con le gambe che arrivano a un’altezza disumana: la destra che scatta perpendicolare al suolo, la sinistra che si piega per reggere il volo: perfetto. Dietro le quinte della partitella a spalti vuoti o dentro la sfida con il pienone. L’impatto con la palla è uno schiocco, una frustata secca. Seguono il fruscio della traiettoria e lo stupore generale, Zidane, che qualche colpo di genio nella vita lo ha visto, e da vicino, si porta una mano alla testa e resta così.

Tramortito dalla bellezza.

C’è troppo Ronaldo per vedere il Real, per decriptare il confronto, per calcolare gli errori. Troppo Ronaldo per il rammarico perché con tutte le correzioni fattibili sarebbe ancora impossibile contenerlo. Per un istante si stupisce pure lui che si crede da sempre capace di tutto. E in effetti ha ragione.