Fondi Lega, la Cassazione: sì a sequestri ovunque

Si può andare avanti con i sequestri sui conti della Lega di Matteo Salvini: la richiesta avanzata “in corso di esecuzione” dai pm di Genova di estendere “l’originario provvedimento cautelare”, finalizzato alla “confisca diretta” di 48.969.617 euro, anche alle somme “affluite in un momento successivo alla data di esecuzione del decreto di sequestro del 4 settembre 2017” sui conti e depositi riferibili alla Lega Nord “non comporta novazione”. Lo scrive la seconda sezione penale della Cassazione, spiegando perché nella camera di consiglio del 12 aprile scorso decise di accogliere il ricorso dei pm genovesi contro il ‘no’ del tribunale del Riesame del capoluogo ligure di fronte alla loro istanza di poter andare avanti con i sequestri in relazione alle somme che verranno depositate sui conti del Carroccio. La vicenda parte dalla sentenza, pronunciata dal tribunale di Genova un anno fa, nei confronti di Umberto Bossi e di Francesco Belsito – il primo fondatore, il secondo ex tesoriere, della Lega nord – accusati di truffa allo Stato sui rimborsi elettorali e condannati rispettivamente a 2 anni e mezzo e a 4 anni e 10 mesi. Con quel verdetto, i giudici di Genova disposero la confisca diretta di quasi 49 milioni di euro a carico della Lega quale “somma corrispondente al profitto, da tale ente percepito, dai reati per i quali vi era stata condanna”. La procura, dunque, aveva chiesto e ottenuto, il 4 settembre 2017, il sequestro preventivo finalizzato alla confisca di tale somma, ma le cifre finora sequestrate ammontano a poco più di 2 milioni. La richiesta del pm di estendere l’esecuzione del sequestro era poi stata respinta dal Riesame, ma la Cassazione, con la sua decisione, ha rinviato per un nuovo esame gli atti ai giudici di Genova. I giudici di piazza Cavour, infatti, mettono in rilievo “l’irrilevanza della fonte del sequestro” perché, si legge nella sentenza depositata oggi, “l’oggetto della misura cautelare è sempre quella del decreto originario, che tra l’altro non è stata oggetto di contestazione”, e cioé “l’esistenza di disponibilità monetarie della percipiente Lega Nord che si sono accresciute del profitto di reato, legittimando così la confisca diretta del relativo imposto, ovunque e presso chiunque custodito e quindi anche di quello pervenuto sui conti e/o depositi in data successiva all’esecuzione del provvedimento genetico”.