I ragazzi del Sud studiano al Nord: per il Mezzogiorno è una perdita da 3 miliardi l’anno

Uno studente nato al Sud su quattro decide di frequentare l’Università nelle regioni settentrionali, per la “cronica debolezza della domanda di lavoro” nei territori di provenienza, e questo comporta un “costo” di 3 miliardi l’anno per il nostro Mezzogiorno.

Il fenomeno è stato indagato dallo Svimez, secondo i cui numeri nell’anno accademico 2016/2017 i ragazzi meridionali iscritti negli atenei della penisola sono complessivamente 685.000 circa; di questi il 25,6%, ovvero 175.000 ragazzi, studia al Centro-Nord. Il movimento opposto è praticamente assente: la quota di giovani residenti nelle regioni del Centro-Nord che frequenta un’università del Mezzogiorno è appena dell’1,9%, solo 18mila studenti. “Ne deriva, quindi, un saldo migratorio netto universitario pari a circa 157.000 unità”, annota la ricerca. Di fatto, i giovani preferiscono anticipare la “decisione migratoria” spostandosi già per gli studi e sapendo che molto probabilmente sarebbe toccato loro farlo per cercare un reddito. La Sicilia e la Puglia, con oltre 40mila studenti ‘prestati’ al Nord, sono i territori che alimentano maggiormente questo flusso.

Studiare all’Università paga: ecco gli atenei che offrono prospettive retributive migliori

“È evidente che la perdita di una quota così rilevante di giovani ha, già di per sé, un effetto sfavorevole sull’offerta formativa delle università meridionali – rileva il Direttore Svimez, Luca Bianchi – Ben più gravi, tuttavia, sono le conseguenze sfavorevoli che derivano dalla circostanza che, alla fine del periodo di studio, la parte prevalente degli studenti emigrati non ritorna nelle regioni di origine, indebolendo le potenzialità di sviluppo dell’area attraverso il depauperamento del cosiddetto capitale umano, uno degli asset più importanti nell’attuale contesto”.