La pioggia di miliardi europei che l’Italia spreca. E che Di Maio sogna di usare per il reddito di cittadinanza

C’è una risoluzione approvata dal Parlamento europeo che impegna la Commissione Ue ad attivarsi affinché il 20% del Fondo sociale europeo venga destinato ai progetti di sostegno al salario minimo e al reinserimento nel mondo del lavoro.

Tradotto: 24 dei 121 miliardi in dotazione dal Fse dovrebbero essere utilizzati per riformare il mercato del lavoro del Vecchio continente. La quota per l’Italia è pari a 3,4 miliardi di euro, ma il ministro del Lavoro, Luigi Di Maio, spera di mettere le mani su una fetta ancora più grande perché “nessuno in Europa – dicono fonti vicine ai 5 Stelle – sta lavorando al reddito di cittadinanza così come lo intendiamo noi”.

D’altra parte la riforma dei 5 Stelle punta sui centri per l’impiego e sull’obbligo alla formazione insieme alla ricerca attiva di un’occupazione attraverso il portale unico del lavoro. Insomma c’è l’idea di replicare un modello che all’estero già esiste: “In Italia – spiegava la senatrice Nunzia Catalfo, prima firmataria della proposta di legge – ci sono 9mila persone che lavorano nei servizi per l’impiego; in Francia e Germania sono decine di migliaia”.

Per farlo servono circa 17 miliardi: due per lo sviluppo delle politiche attive, 15 per l’assegno a quasi 3 milioni di famiglie. Nel programma del Movimento sono state indicate coperture – difficilmente verificabili – per circa 20 miliardi: tra cui i due miliardi che verrebbero dirottati dal fondo di sostegno alla povertà; 2,5 miliardi di tagli alla spesa pubblica con la centralizzazione degli acquisti; 2 miliardi dalla riduzione della percentuale di deducibilità degli interessi passivi per banche e assicurazioni; poi ci sono 1,5 miliardi dall’aumento dei costi di trivellazione e un altro miliardo dalle imposte sul gioco d’azzardo; altri 5 miliardi dalla riduzione alle detrazioni dei redditi più alti, esclusi quelli sociali.

A questi, il movimento spera di aggiungerne almeno altri 3,4 miliardi dal Fse. Il ragionamento è semplice: si tratta di fondi coperti per i due terzi dalla Ue, ma che l’Italia quasi mai riesce a spendere per una sua incapacità strutturale a programmare ed eseguire.

Siamo uno dei Paesi che spende peggio i fondi europei e la Corte dei Conti nella sua relazione annuale osserva che a fine 2016 sono state spese “cifre irrilevanti” e che “la capacità di spesa e di pagamento è ben lungi da registrare i livelli attesi, sebbene al suo esordio abbia visto importanti novità in termini di dotazione di strumenti regolatori, programmatori in quasi tutti i programmi operativi nazionali e regionali”. Peggio, per i giudici contabili “molti adempimenti preliminari non sono stati neppure definiti”.

I soldi ci sono ma non si riescono a spendere

Ed è purtroppo una grande occasione mancata, come risulta evidente se si dà un’occhiata alle cifre in ballo, soprattutto quelle relative al Fse, da cui il Movimento 5 Stelle spera appunto di trarre sostegno economico per il reddito di cittadinanza. L’Italia è il principale beneficiario del fondo sociale europeo, che è uno degli strumenti di finanziamento previsti dall’Unione. Alla Penisola spettano infatti oltre 17 miliardi di euro per il periodo 2014 – 2020: circa 10 miliardi provenienti dalle casse dell’Ue e 7 miliardi di finanziamento nazionale. La cifra finale costituisce il 14,62% del budget totale per i sette anni considerati, pari a oltre 121 miliardi. La quota più alta tra tutti i paesi dell’Unione, come mostra il grafico.

 

Stati Finanziamento europeo Finanziamento nazionale Ammontare totale
Austria 442.087.353 433.651.942 875.739.295
Estonia 581.105.244 102.547.985 683.653.229
Lettonia 609.544.789 107.566.740 717.111.529
Germania 7.495.616.321 5.074.868.755 12.570.485.076
Polonia 12.923.346.555 2.280.449.100 15.203.795.655
Francia 5.553.721.885 4.269.564.690 9.823.286.575
Cipro 114.307.303 20.171.881 134.479.184
Slovacchia 2.045.419.821 415.922.044 2.461.341.865
Slovenia 718.769.595 179.692.403 898.461.998
Regno Unito 4.763.553.589 3.994.087.169 8.757.640.758
Lussemburgo 20.056.223 20.056.223 40.112.446
Croazia 1.414.738.021 249.659.654 1.664.397.675
Repubblica Ceca 3.416.403.254 786.152.365 4.202.555.619
Italia 10.192.857.615 7.516.938.024 17.709.795.639
Svezia 719.938.370 719.938.370 1.439.876.740
Spagna 7.087.214.991 3.134.956.257 10.222.171.248
Grecia 3.899.892.473 1.139.551.586 5.039.444.059
Malta 105.893.448 26.473.362 132.366.810
Irlanda 476.370.407 476.370.407 952.740.814
Danimarca 213.024.265 197.929.013 410.953.278
Ungheria 4.662.374.569 982.440.074 5.644.814.643
Belgio 973.364.655 1.201.024.470 2.174.389.125
Lituania 1.095.501.471 193.323.791 1.288.825.262
Olanda 510.282.703 520.488.357 1.030.771.060
Portogallo 7.319.752.465 1.518.688.060 8.838.440.525
Romania 4.622.917.320 811.053.914 5.433.971.234
Finlandia 518.262.892 518.262.892 1.036.525.784
Bulgaria 1.466.439.031 256.458.496 1.722.897.527

 

Una copiosa quantità di denaro che le autorità non sono state brave a spendere e a far fruttare durante questi anni. L’Italia infatti è uno dei paesi che, finora, ha speso meno il denaro messo a disposizione dal Fondo sociale europeo.

 

Dei 17 miliardi programmati, sono stati decisi progetti e allocate risorse per quasi sei miliardi, ma ne sono stati effettivamente spesi solo un miliardo e 300 milioni: si parla dell’8% dei finanziamenti previsti. Fanno peggio solo il Regno Unito (7%), Spagna (5%), Cipro (5%), Croazia (3%) e Romania (1%).

 

Finanziamenti programmati e spesi per ciascun stato dell’Unione europea – Commissione europea

 

Molto più capaci gli olandesi, che hanno speso 371 milioni (il 36% della somma pianificata), con una minore quota del fondo sociale europeo a disposizione (poco più di un miliardo). Tra le migliori performance, c’è anche quella della Germania, con 3 miliardi spesi (24% del totale programmato), e il Lussemburgo, che ne ha investiti oltre 9 miliardi (24% della cifra prevista).