La solitudine e le sue ricadute a livello psicofisico

Già nel IV secolo A.C. il filosofo greco Aristotele scriveva che l’uomo è un ‘animale sociale’, giacché tende naturalmente ad aggregrarsi con altri individui, creando sempre nuove reti di interazione e di amicizia. Nonostante ciò, sarà capitato a ognuno di noi di aver fatto, almeno una volta nella vita, l’esperienza della solitudine: una condizione che non corrisponde semplicemente allo ‘stare da soli’, fisicamente, ma è piuttosto uno stato emotivo derivato dall’isolamento sociale che l’individuo avverte.

Provocata da una netta divergenza tra i nostri bisogni sociali e la realizzazione di questi nell’ambiente circostante, la vera solitudine innesca uno spiacevole senso di abbandono che porta con sé diverse problematiche, sia fisiche e sia psicologiche. A conferma di ciò giunge ora uno studio di un team di ricercatori coordinati dal professor Manfred Beutel della tedesca Johannes Gutenberg University di Mainz.

La ricerca ha preso in esame il comportamento di oltre 15mila persone tra i 35 e i 74 anni, per un lasso di tempo di cinque anni, tenendone sotto controllo il livello di salute psicofisica associato alla valutazione della presenza di un vero sentimento di solitudine. Ebbene ciò che è emerso conferma che uscire dalla rete di relazioni e interazioni della vita quotidiana, rinchiudendosi in questo stato emotivo, cercato o subito, può portare ad ammalarsi, vista la natura profondamente sociale dell’essere umano. Stando a quando riportato nello studio, infatti, la solitudine innalza significativamente i rischi in termini di salute mentale; sia per ciò che concerne la depressione, sia per quanto riguarda il livello di ansia. La solitudine aumenta anche la probabilità di essere fumatori, un classico indicatore di uno stile di vita sbagliato. La ridotta qualità della salute mentale può poi essere causa di un maggior numero di visite dal medico, di ricoveri e di utilizzo di psicofarmaci. Presi nel loro complesso – hanno dichiarato i ricercatori – questi risultati danno un solido supporto alla convinzione che la solitudine dovrebbe essere considerata, di per sé, una significativa variabile di salute.