La Ue boccia la manovra: «Non avevamo alternative»

La Commissione Ue ha respinto il Documento programmatico di bilancio italiano e ne ha chiesto uno nuovo, che dovrà essere inviato entro tre settimane a Bruxelles. La decisione assunta dalla Commissione riunita a Strasburgo non giunge inattesa, ma è «una mossa senza precedenti», nella storia ventennale dell’eurozona. «È la prima volta che lo facciamo. Non vediamo alternativa», ha detto il vicepresidente della Commissione, Valdis Dombrovskis . «Il Governo italiano sta apertamente e coscientemente andando contro gli impegni presi verso se stesso e verso gli altri Stati membri». E ancora: «L’Europa è costruita sulla cooperazione, l’eurozona è costruita su stretti legami di fiducia» con «regole che sono le stesse per tutti»; quindi «se la fiducia viene erosa, tutti gli stati membri vengono danneggiati, la nostra Unione viene danneggiata».

Lo spread su

Spread subito oltre la soglia dei 300 punti, a 315 punti base, dopo la bocciatura. Ma se in passato lo spread ha fatto cadere un governo, «questa volta non accade, perché questo governo» a differenza dell’altro «non arretra», ha detto Matteo Salvini, in visita istituzionale a Bucarest. E ai burocrati dice: «Non state attaccando un governo, ma un popolo». «L’unico organismo che può migliorare la manovra italiana è il parlamento italiano», ha aggiunto, rispondendo alle domande dei cronisti sulle critiche di Bruxelles.

Bocciatura

La Commissione, dunque, ritenendo non sufficiente la risposta fornita dall’Italia alla lettera (qui il testo), consegnata nei giorni scorsi al ministro dell’Economia Giovanni Tria, in cui si chiedevano ulteriori dettagli sulla legge di bilancio, ha chiesto di sottomettere di nuovo il documento programmatico di bilancio. In caso contrario verrà avviata una procedura per deficit eccessivo che, in ultima istanza, potrebbe determinare delle sanzioni economiche. Nella sua opinione inviata all’esecutivo italiano, la Commissione parla di «un’inosservanza particolarmente grave della raccomandazione indirizzata all’Italia dal Consiglio il 13 luglio 2018. La Commissione rileva inoltre che il documento programmatico di bilancio 2019 non è in linea con gli impegni assunti dall’Italia nel suo programma di stabilità 2018».

«Tria interlocutore credibile»

Pierre Moscovici esorta l’Italia a far presto, «anche prima delle tre settimane» concesse e assicura che «non si tratta della fine del dialogo, ma di una nuova fase». «Non chiudiamo la porta all’Italia», ha affermato il commissario Ue. Ma ha parlato di una «deviazione netta, chiara, certa e in un certo modo rivendicata». «Porte principalmente aperte per Giovanni Tria, che «resta il nostro primo interlocutore». Un interlocutore «credibile e legittimo», lo ha definito Moscovici.

«Aumentare il debito non è strategia intelligente»

La Commissione non intende «sostituirsi alle autorità italiane nel determinare le politiche italiane di lotta alla povertà che hanno tutta la loro legittimità», ha continuato Moscovici, ma «ci preoccupa l’impatto di bilancio di questa politica sui cittadini: l’Italia deve ridurre il debito pubblico che è nemico dei popoli europei» e che arriva a «37mila euro per ogni cittadino italiano». Secondo il commissario Ue, il debito «è un fardello che soffoca l’economia italiana, ridurlo deve essere una strategica priorità perché un paese che non vede calare il suo debito non può portare avanti le sue politiche». «Aumentare il debito non è una strategia intelligente», ha aggiunto.

L’opinione della Ue

In particolare, nella sua opinione sul documento programmatico italiano, la commissione Ue scrive che «l’introduzione della possibilità di pensionamento anticipato è un passo indietro rispetto a precedenti riforme pensionistiche»; che il condono rischia di incentivare l’evasione; che ci sono notevoli rischi che il saldo di bilancio nominale per il 2019 potrebbe peggiorare ancor più di quanto previsto nel documento programmatico.

«No piano B»

Il governo italiano ha però a più riprese affermato di non voler modificare la manovra. Piuttosto, ha spiegato il premier Giuseppe Conte ad un’intervista a Bloomberg, «se necessario siamo pronti ad attuare una nuova tornata di tagli alla spesa. Conte ha definito il deficit al 2,4% il tetto massimo entro cui agire nel 2019. E su questo «non c’è alcun piano B», ha ribadito una volta di più. Intanto, Sergio Mattarella ha firmato il decreto fiscale modificato dal governo.

Di Maio: «Siamo sulla strada giusta»

«Non ci fermeremo», ha commentato Luigi Di Maio in un post su Facebook: «Sappiamo di essere l’ultimo argine per la salvaguardia dei diritti sociali degli italiani. E per questo non vi deluderemo. Sappiamo che, se dovessimo arrenderci, farebbero velocemente ritorno gli «esperti» pro banche e pro austerity. E quindi non ci arrenderemo. Sappiamo che stiamo percorrendo la strada giusta».

«Ingiusta e pericolosa»

«La manovra è ingiusta e pericolosa per gli italiani. Va cambiata per i cittadini, prima che per Bruxelles. Non c’è nulla per il lavoro, le famiglie e le imprese ed è un gigantesco macigno sul futuro del paese, che pagheranno le giovani generazioni». Così il Segretario del Partito democratico Maurizio Martina.

Lo scontro con la Ue

Per il presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, il punto «non è abbassare il rapporto deficit/Pil. Il punto è elevare la crescita». Quanto al verdetto della Ue, Boccia dice «era prevista. È evidente che il governo l’ha messa in conto». Ed è anche evidente «che qualcuno lo scontro se lo sta chiamando e la cosa da evitare è che non diventi l’alibi dei prossimi mesi per la campagna elettorale delle Europee per dire che l’Europa è cattiva».