Maestra assunta a 66 anni: «Date la mia cattedra a un giovane»

L’impiegato dell’ufficio scolastico provinciale pensava di aver capito male. E, raccontano, aveva già iniziato sorridendo a preparare il modulo con la firma dell’insegnante, passata finalmente di ruolo. Poi, dopo l’ennesimo «non accetto», ha guardato negli occhi la maestra Rosella Bertuccelli, 66 anni, quaranta da precaria, si è stropicciato gli occhi e le ha rivolto la domanda fatidica: «Ma è proprio sicura?». Stavolta a sorridere è stata Rosella. «Certo che sì, il mio posto lo potete dare a un giovane, io rinuncio», ha detto. Un grande gesto di generosità verso le nuove generazioni? Certamente sì, ma anche qualcosa di diverso, un piccolo moto di rivalsa. «Perché dopo tanti anni di un lavoro precario, costretta a insegnare quando in una scuola, quando in un’altra — spiega Antonio Mercuri, sindacalista della Cgil- Flc di Lucca e Massa Carrara e anche lui maestro — dentro di te scatta un senso di rabbia orgogliosa che ti fa dire no, costi quel che costi». E a Rosella Bertuccelli, un marito e due figli grandi, costerà tanto questo gesto di generosità e d’orgoglio. Almeno il 30-40% della pensione, perché gli insegnanti di ruolo hanno un altro tipo di conteggio degli anni pregressi, anche precari, quella che in gergo viene definita la «ricostruzione» di una carriera faticosissima. Rosella è una signora molto riservata. Non ama parlare in prima persona della sua storia,«Non mi piace essere definita dai giornali un’eroina», ha detto ad amiche e colleghe. Sono loro a parlare per lei. Il professor Antonio Debidda, preside del Marco Polo-Viani di Viareggio, l’istituto omnicomprensivo, l’ultima delle tanti sedi d’insegnamento della maestra Rosella, la descrive come «bravissima, preparata», che sin dai primi giorni è riuscita a integrarsi benissimo con colleghi e alunni. «Ho saputo della sua rinuncia ed è la prima volta che sento una cosa del genere — dice Debidda —. Un atto di generosità. Ma questa collega, per problemi burocratici, ha dovuto sopportare una precarietà che per lei non è mai finita». Già, generosità e precarietà. Che al di là dell’assonanza sembrano distanti anni luce. «E invece sono vicinissime, purtroppo — spiega Primetta Bertolozzi, preside dell’istituto comprensivo di Massarosa, comune versiliese —. Conosco la maestra Bertuccelli, un’insegnante straordinaria che, come tante altre colleghe, ha capito la filosofia dell’educazione, dare tutto ciò che è possibile per gli altri. E lo ha fatto anche stavolta dando il posto fisso che ha sognato per decenni a un giovane». Eppure dietro a questa storia si nasconde anche uno stato di grande disagio e una battaglia sindacale ancora da vincere. «La maestra Bertucelli, come decine di migliaia d’insegnanti delle primarie, è stata penalizzata anche da un mancato piano di concorsi dedicati ai maestri diplomati e non solo laureati — spiega il sindacalista Mercuri —. Dunque adesso è importante che il bando ufficiale, promesso dal nuovo governo, sia finalmente pubblicato per sanare precari laureati e non». Resta il gesto di Rosella. Che, dopo averlo desiderato, quel posto fisso, ha avuto il coraggio di dire «no, grazie».