Manovra, dalle pensioni alla flat tax. Le misure chiave tra promesse e realtà

La manovra finanziaria 2019 resta terreno di scontro all’interno del governo, soprattutto per quanto riguarda il reperimento delle risorse per finanziare le tante misure inserite nel contratto siglato da Lega e M5s. Ecco dunque una ‘mappa’ con i nodi principali.

LE PROMESSE – Il reddito di cittadinanza (780 euro al mese) è una misura per “reinserire il cittadino nella vita sociale e lavorativa”.

LA REALTA’ – Per il cavallo di battaglia M5s si procederà in due fasi. La prima partirà da gennaio 2019 e prevederà soprattutto il potenziamento dei centri per l’impiego. Poi, a partire da marzo o da maggio, dovrebbe scattare il reddito vero e proprio, con i 780 euro mensili destinati ai disoccupati o a chi vive sotto la soglia di povertà. Ma anche in questo caso non è detto che il contenuto arriverà per tutti. Fra le ipotesi in campo, ridurre la potenziale platea di 8 milioni di cittadini in una più ristretta di 5 milioni, favorendo le fasce più deboli.

FLAT TAX PER I CITTADINI 

LE PROMESSE – “Il nuovo regime fiscale avrà due aliquote fisse al 15% e al 20% per persone fisiche e famiglie”.

LA REALTA’ – Non ci sarà sicuramente la flat tax per i contribuenti, che potrebbe scattare solo a partire dal 2020. Non ci sarebbero infatti e risorse necessarie per finanziare il nuovo sistema a due aliquote: una al 15% per i redditi fino a 65-80mila euro e l’altra al 20% per chi guadagna di più. Sfuma anche la riduzione di un punto dell’attuale aliquota intermedia dell’Irpef dal 23 al 22%. La misura avrebbe un effetto limitato in termini economici: nell’ipotesi migliore porterebbe nelle tasche dei contribuenti 15 euro al mese.

STOP ALLA LEGGE FORNERO 

LE PROMESSE – “Daremo subito la possibilità di uscire dal lavoro quando la somma dell’età e degli anni di contributi è almeno pari a 100”.

LA REALTA’ – Prevista l’introduzione di quota 100 (età anagrafica più anni di contributi) per smontare la legge Fornero, mettere un freno all’innalzamento automatico dell’età e reintrodurre le vecchie pensioni di anzianità. Rispetto all’ipotesi iniziale, si stanno verificando le coperture per cominciare a utilizzare quota 100 solo con età di 64 o 62 anni (così gli anni di contribuzione minimi saranno 36 o 38). Per fare fonte al taglio dell’età pensionabile potrebbe essere necessario chiedere anche un contributo ai datori di lavoro.

QUOZIENTE FAMILIARE 

LE PROMESSE – “Per le famiglie è prevista una deduzione fissa di 3.000 euro sulla base del reddito familiare”.

LA REALTA’ – È una delle ultime novità sul fronte della riforma fiscale. L’obiettivo è quello di aiutare le famiglie alleggerendo il peso fiscale. Per farlo, la tassazione terrà conto non solo del reddito del singolo contribuente, ma della somma dei redditi di tutti i componenti del nucleo familiare. La cifra, poi, sarà ulteriormente scomposta utilizzando determinati parametri, come ad esempio la presenza di anziani o disoccupati. Per ora, del quoziente familiare si sono perse le tracce: improbabile che possa partire già nel 2019.

FLAT TAX PER LE IMPRESE 

LE PROMESSE – Anche per le partite Iva “due aliquote fisse al 15 e al 20%”. Inoltre “aliquota fissa al 15% per le società”.

LA REALTA’ – Quasi sicuramente la flat tax sarà introdotta per il popolo delle partite Iva e delle piccole imprese. Più che su un’unica aliquota, il nuovo sistema prevederà tre fasce: la prima al 5%, destinata alle startup, alle imprese composte da giovani under 35 o lavoratori over 55; la seconda al 15% per Pmi e professionisti con un fatturato sotto i 65mila euro; la terza al 20% per aziende o studi professionali con un giro di affari fino a 100mila euro. Fra le ipotesi allo studio, anche la super-Ires al 15% sugli utili reinvestiti dalle imprese.

PENSIONI D’ORO

LE PROMESSE – “Per una maggiore equità sociale, è necessario un taglio delle pensioni d’oro (superiori ai 5.000 euro netti mensili)”.

LA REALTA’ – Il nuovo testo del disegno di legge presentato alla Camera dalla maggioranza prevede due novità rispetto alla prima versione. Il nuovo tetto oltre il quale scatterà la tagliola del governo gialloverde sarà di 4.500 euro al mese e non più di 4mila. Nel provvedimento è stata inserita anche una stretta sulle pensioni percepite dai sindacalisti, che continuano a godere di particolari vantaggi sul calcolo dell’assegno Inps. Confermato che il ricalcolo della pensione con il metodo contributivo sarà attuato solo sulla parte che sfora il tetto.

PENSIONI DI CITTADINANZA 

LE PROMESSE – “È necessario assegnare una pensione di cittadinanza da 780 euro al mese a chi vive sotto la soglia minima di povertà”.

LA REALTA’ – Dovrebbe scattare a partire dal 1° gennaio 2019, anticipando il reddito di cittadinanza e portando le attuali pensioni minime a 780 euro mensili. Secondo i dati Istat, i potenziali beneficiari sarebbero almeno 4,5 milioni di persone. Geograficamente la misura favorirebbe soprattutto i pensionati nelle regioni del Sud con assegni Inps di 500 euro. Complessivamente la misura, voluta dai 5 Stelle, costerebbe 13,8 miliardi. Ma molto dipenderà dalle classi di reddito che saranno interessate all’aumento.

PACE FISCALE 

LE PROMESSE – “È opportuno instaurare una pace fiscale con i contribuenti per favorire l’estinzione del debito con un saldo e stralcio”

LA REALTA’ – Più che un condono, per ora è soprattutto una pace fiscale, una sanatoria che non prevede l’azzeramento di tutto il contenzioso con il fisco ma solo un meccanismo di “saldo e stralcio”. Il sistema terrebbe conto anche del reddito dei contribuenti in lite con l’Erario, evitando di favorire i grandi evasori. Ecco perché si discute delle soglie al di sotto delle quali può scattare la pace fiscale: per i 5 Stelle non si dovrebbe andare oltre i 100mila euro, per la Lega si può arrivare a un milione.