Manovra, i timori degli industriali: «La parola Mezzogiorno è cancellata»

«Ci vuole massima prudenza nel commentare la manovra del governo perché mai come con questo esecutivo abbiamo conosciuto dichiarazioni contrastanti all’interno della stessa forza politica», premette Alessio Rossi, vice presidente di Confindustria e leader nazionale dei giovani industriali che si apprestano a celebrare a Capri, il 19 e 20 ottobre prossimi, il loro convegno annuale. Ma poi precisa: «In base a quello che finora abbiamo letto siamo di fronte ad una manovra in cui non si parla di Sud, di giovani e di ipotesi credibili di sviluppo del Paese».

Non è troppo severo, presidente?
«Mi auguro di essere smentiti anche se nel documento si parla solo di misure che non definiscono un progetto serio per la crescita, a partire dal Mezzogiorno. Il reddito di cittadinanza, ad esempio, non combatte la povertà come invece i suoi sostenitori spiegano. Si garantisce un reddito a chi è chiamato anche a cercare un lavoro ma senza avere alcuna garanzia che questa sua ricerca porterà ad un impiego concreto. Si rischia, insomma, di creare illusioni ulteriori senza rimuovere le cause che impediscono soprattutto ai giovani di collocarsi sul mercato del lavoro con la consapevolezza di poter manifestare le loro attitudini e le loro competenze».

Uno dei nodi principali e più attesi della legge di bilancio era il rilancio degli investimenti pubblici: soddisfatto del testo approvato dal governo?
«Anche su questo punto le perplessità sono evidenti. Per restare in tema di reddito di cittadinanza, ad esempio, quando si mettono più risorse a disposizione di chi non ne ha si rischia di ottenere lo stesso effetto degli incentivi sul fotovoltaico: alla fine si sono comprati i pannelli in Cina anziché dalle aziende che li producono in Italia. E questo sul piano della crescita non garantisce alcun incremento sostanziale di Pil. Purtroppo, quando si definiscono certe misure senza il confronto con le parti sociali, come è avvenuto con i precedenti governi a proposito degli 80 euro in busta paga per il pubblico impiego, si resta in un alveo di campagna elettorale permanente. Non a caso il periodo nel quale il reddito di cittadinanza dovrebbe entrare in vigore coinciderà con la campagna elettorale per le Europee…».

Già, l’Ue: sembra quasi inevitabile, almeno oggi, un intervento assai critico di Bruxelles sulla manovra. Pensa anche lei come molti altri che la bocciatura sia inevitabile?
«L’Europa non potrà mai accettare una manovra che non parla di Sud, di giovani e di lavoro. Io penso che sarà bocciata prima ancora che venga presentata, ma anche questa sarà una mossa elettorale perché sicuramente verrà utilizzata come argomento anti-Ue. Alla fine l’idea di fare più debito poteva anche essere condivisibile a patto però che l’obiettivo fosse aumentare gli investimenti. In realtà questa manovra genera risorse che non sono destinate allo sviluppo. Non penso a mance elettorali, per carità, ma ad una mancanza di prospettive per il futuro del Paese. Temo però che siano state proposte scelte che non cambieranno il Paese».

Anche per la riforma della Fornero secondo lei il governo non è andato nella direzione giusta?
«Guardi che non è mai automatico il processo di sostituzione al lavoro tra chi esce e i giovani. L’unica cosa che effettivamente potrebbe aiutare l’occupazione giovanile e la decontribuzione piena per le nuove assunzioni. Spero che almeno per il Sud questa misura si possa tradurre in un atto di governo, magari con la collaborazione del Parlamento. Ma resta evidente la mancanza di una visione di sviluppo del Paese perché, ad esempio per le infrastrutture, i rischi di una ulteriore frenata ci sono tutti. Non si vive di sola manutenzione pur se condividiamo del tutto l’esigenza di favorire questo tipo di interventi di cui beneficerebbero soprattutto gli enti locali e le piccole imprese. Ma il Sud senza grandi infrastrutture viarie, per non parlare di quelle immateriali come la banda ultra larga, resterebbe ancora di più lontano dalle grandi aree sviluppate del Paese e dell’Europa. E quando sentiamo il governo annunciare la revisione di scelte infrastrutturali già in procinto di partire, come il terzo valico o la Torino-Lione o l’ammodernamento della linea ferroviaria Salerno- Reggio Calabria, la nostra insoddisfazione come rappresentanti degli imprenditori cresce».

L’appuntamento di Capri, dunque, tradizionalmente dedicato al Mezzogiorno sarà un’ulteriore occasione per ribadire queste tesi? E ci saranno come da abitudine anche gli interlocutori del governo?
«Capri rafforzerà ancora di più il nostro impegno di dare voce alle migliaia di giovani industriali che ogni giorno si impegnano per lo sviluppo dell’occupazione e del Paese. Avremo con noi il ministro Savona e contiamo anche sulla presenza del suo collega Tria. Abbiamo invitato ovviamente il vice premier Di Maio e siamo fiduciosi di poterci confrontare anche con lui ma finora non abbiamo ricevuto risposta».