Non c’era così tanta CO2 nell’aria da 3 milioni di anni

Arriva la certificazione ufficiale dell’Onu: nel 2016 la concentrazione di CO2 nell’atmosfera è aumentata a livelli record. La notizia giunge a pochi giorni dall’inizio della Conferenza Onu sul cambiamento climatico, che si terrà dal 6 al 17 novembre nella città tedesca di Bonn. L’Organizzazione Meteorologica mondiale delle Nazioni Unite, nel suo aggiornamento annuale sull’impatto dei gas ad effetto serra, spiega che l’incremento di CO2 lascia prevedere “un innalzamento pericoloso della temperatura”.

L’anno scorso, la concentrazione atmosferica di CO2, il principale gas ad effetto serra di lunga durata, ha raggiunto le 403,3 parti per milione, sopra le 400 raggiunte nel 2015. Le cause, spiega il bollettino, sono dovute a “una combinazione di attività umane e a una forte presenza di El Nino”. Le concentrazioni di anidride carbonica sono ormai superiori del 145% rispetto ai livelli dell’era pre-industriale (il periodo precedente al 1750).

Anche Naomi Klein in un’intervista su La Stampa lancia l’allarme: “Siccità, incendi, tempeste tropicali in Irlanda: questa è la nuova normalità a cui dobbiamo abituarci, fatta di imprevedibilità e di instabilità”. L’autrice di ‘No Logo’, il manifesto no global del 2001, spiega che “l’estate che è appena passata ci ha tolto ogni dubbio. Non solo, come quelle che l’hanno preceduta, ha confermato la tendenza a superare i record assoluti di temperatura. Essendo questo un anno senza El Nino, ci ha anche confermato che il fenomeno non è imputabile solo a quello”.

Ma il bollettino dell’agenzia meteo dell’Onu ci dice anche che non si vedevano livelli di concentrazione di CO2 simili da 800mila anni. Se si impiegano invece gli indicatori indiretti per misurare la quantità di anidride carbonica nell’atmosfera, l’ultima volta che si è registrato sulla Terra un livello simile è stato tra i 3 e i 5 milioni di anni fa, ovvero nel Medio Pliocene, quando la temperatura era di 2-3 gradi più alta e il livello del mare tra i 10 e i 20 metri sopra quello attuale.

Il livello “alle stelle” si è tradotto in un innalzamento della temperatura nell’Oceano Pacifico, che ha provocato siccità e violenti fenomeni atmosferici. “Se non riduciamo rapidamente le emissioni di gas ad effetto serra, tra cui il C02, andremo verso un pericoloso aumento della temperatura entro la fine del secolo, ben oltre l’obiettivo fissato nell’Accordo di Parigi sul clima“, ha avvertito il segretario generale dell’Organizzazione, il finlandese Petter Taalas. “E le generazioni future erediteranno un pianeta molto meno ospitale”.

Dall’era industriale, ovvero dal 1750, la crescita della popolazione, pratiche agricole sempre più intensive, il maggior sfruttamento del suolo, la crescente deforestazione, l’industrializzazione e lo sfruttamento dei combustibili fossili come fonte di energia hanno causato un aumento costante del contenuto di gas ad effetto serra nell’atmosfera. “La CO2 persiste nell’atmosfera per secoli, nell’oceano anche di più. In base alle leggi della fisica, in futuro la temperatura sarà nettamente più elevata e i fenomeni climatici saranno più estremi“, ha continuato ancora Taalas. Per Erik Solheim, responsabile dell’agenzia Onu per l’ambiente, “il tempo stringe”. “I numeri non mentono. Le nostre emissioni continuano ad essere troppo elevate e dobbiamo invertire la tendenza. Abbiamo molte soluzioni a questa sfida, manca la volontà politica”. “Quello di cui abbiamo bisogno ora è una volontà politica globale e un nuovo senso di urgenza”.

L’accordo di Parigi si pone come obiettivo di evitare che il surriscaldamento globale superi i 2 gradi centigradi alla fine di questo secolo rispetto ai livelli preindustriali, ma i Paesi si sono impegnati a fare tutti gli sforzi necessari per non superare il grado e mezzo di aumento. Tra una settimana vediamo quali passi concreti verranno presi a Bonn.