Secondo quanto riportano alcuni portali marocchini, tra cui Hespress, l’operazione è stata condotta la scorsa settimana nelle località di Tamarghat, Taghazaout e Taourirt, nella provincia di Agadir, sulla costa atlantica. Nelle notti dal cinque aprile in poi sono almeno una trentina i cani abbattuti a colpi di fucile per mano dei gendarmi. “Siamo stati svegliati in mezzo alla notte dagli spari – racconta un turista da Taghazaout – e abbiamo visto delle persone sparare e ridere mentre centravano le prede”.
Taghazout rappresentava un modello di convivenza tra cani e uomini, in un Paese dove è ancora molto rara la presenza domestica degli amici a quattro zampe. Proprio in questa zona due educatori cinofili italiani, Clara Caspani e Lorenzo Niccolini, avevano fondato lo “Stray Dogs International Project” per monitorare e gestire i cani presenti, aprendo tra l’altro la strada ad altri turisti da tutti il mondo che si sono uniti all’esperienza e che ora protestano contro il massacro.
Una denuncia arriva proprio dagli educatori cinofili italiani che da quattro anni aiutano l’associazione animalista Le coeur sur la patte di Taghazout, un piccolo villaggio di pescatori a pochi chilometri da Agadir. “A Taghazout da lunedì non c’è più nessun cane. Uomini armati e gendarmi sono arrivati di notte con dei camioncini. Pagando ragazzini per sapere dove si nascondevano i cani ne hanno poi uccisi a decine fucilandoli o acciuffandoli con delle reti e trasportandoli per ucciderli da un’altra parte.