Nella lettera di licenziamento, firmata dal direttore generale don Pierluigi Ondei, è scritto fra l’altro “si rileva che la Provincia (termine con cui si indica l’ente religioso di gestione, ndr) ha esperito il tentativo di ricollocarla in mansioni differenti, equivalenti o finanche inferiori a quelle attuali compatibili con il suo stato di salute, appurando tuttavia l’insussistenza di posizioni alternative disponibili, sia presso la struttura di Milano, sia presso le altri sedi della Provincia”.
L’episodio è stato denunciato dal Sindacato generale di base (Sgb) che ha già annunciato che assisterà la donna nella causa legale per la sua reintegrazione oltre a “denunciare anche questo caso scandaloso nella manifestazione del Primo Maggio”. La lavoratrice, 53 anni, è un’ausiliaria socio-assistenziale, è sposata e ha un figlio studente. La donna ha spiegato che “pur non potendo sollevare pesi superiori ai cinque chili può tranquillamente proseguire a distribuire pasti e pulire i pazienti più autonomi o fare anche altre attività”. “Altri dipendenti nelle mie condizioni sono stati ricollocati in lavori analoghi e non vedo perché questo non debba essere fatto per me – ha aggiunto -. Dopo 33 anni di dedizione al lavoro vengo messa alla porta da un’istituzione che si dice religiosa”.