Procida: uno splendido autunno. Itinerario da Terra Murata alla Corricella

È in salita la strada che conduce alla Terra Murata. Una salita che i procidani ancora percepiscono come ispida e malinconica. Lassù, nel punto più alto di Procida, c’era il carcere, chiuso dal 1988. Ma solo ora il Demanio ha ceduto questa immensa proprietà al Comune. Un’incombenza difficile da gestire, ma anche una grande opportunità, perché l’ex penitenziario è in realtà uno straordinario complesso monumentale, costituito da quello che in origine era il Palazzo d’Avalos. Edificato tra il 1560 e il 1570 dai d’Avalos, feudatari dell’isola fino al 1729, fu trasformato in Palazzo reale e casino di caccia da Carlo III di Borbone. Successivamente, dal 1815, divenne prima scuola militare, poi prigione e bagno penale per ergastolani. Una cittadella carceraria a picco sul mare, con mura di cinta, un’imponente porta di accesso e garitte per le sentinelle. “Un meraviglioso unicum, il disegno di una città rinascimentale riportato su un’isola del Mediterraneo”, spiega Francesco Izzo, professore di Strategie di Impresa dell’Università della Campania, fra gli autori del progetto di restauro. “Il piano è ambizioso: interessa oltre 21mila metri quadrati di edifici, senza contare gli appezzamenti agricoli, per un investimento che supera i 70 milioni di euro”. Ci vorranno anni.

 

I PROTAGONISTI DELLA CORRICELLA

Sono le storie e i personaggi che qui fanno la differenza. Alla Corricella c’è Felice Pagano, per tutti Felice Mare: ha fatto il pescatore, ha navigato dappertutto, come gran parte dei procidani (sull’isola c’è l’Istituto nautico più antico d’Europa, fondato nel 1875) e ora, a 76 anni, fa la granita più buona di Procida, nel suo chiosco a forma di barca. “Ho girato il mondo per una vita. Ora è il mondo che viene qui. Io mi limito a offrire una granita con i nostri limoni, che sono speciali”. Anche Maria Costagliola Lotorchisco, 61 anni, vive alla Corricella: ha una barca da pesca e quest’anno ha aperto il suo piccolo ristorante, Da Maria ‘a pescatrice, solo 20 coperti all’aperto e una cucina minuscola. “Vado in mare da 50 anni e il mio sogno è fare il pescaturismo. Mi piace portare le persone sul mio gozzo, ma solo quattro per volta, purché siano veramente interessati, perché si esce all’alba a calare le reti e si ritorna al tramonto a ritirarle”. È un portento, Maria. Ha conquistato anche lo chef star inglese Jamie Oliver, sbarcato sull’isola nel febbraio scorso per girare una puntata del suo Jamie’s Great Italian Escape, programma di successo distribuito in circa cento Paesi.

La Corricella resta l’icona dell’isola nel mondo, con le case a grappolo e i muri vibranti di colore, consacrata da Apple e Microsoft nel 2015. L’immagine fu usata per mostrare la resa cromatica degli schermi di iPhone 6S e del portatile/tablet Surface Pro 4. “Vengono pure i giapponesi a fotografarla”, racconta Francesco Visaggio, 76 anni e la schiena curva per una vita trascorsa a rammendare reti sul molo. Proprio la Japanese Association of Travel Agents ha inserito quest’anno Procida fra le 30 mete imperdibili in Europa; la notizia è stata ripresa con grande evidenza dal quotidiano britannico The Telegraph.

PROCIDA: ALLA SCOPERTA DI TERRA MURATA

Intanto il Comune ha reso possibile le visite aprendo il cortile cinquecentesco, l’edificio delle celle, con l’infermeria, gli opifici dove lavoravano i detenuti. Si cammina attoniti, tra brande arrugginite, divise e scarpe consunte, i registri carcerari dell’epoca e altri cimeli. Sbarre e feritoie, tagli di luce e ombre profonde. Nel silenzio sembrano echeggiare il tintinnio delle catene, il suono cupo dei manganelli dei secondini, le voci degli ergastolani. Qui furono rinchiusi, tra gli altri, lo scrittore e patriota Luigi Settembrini, prigioniero politico dei Borbone, i gerarchi fascisti e i criminali della banda Giuliano. Spiega l’assessore Antonio Carrannante: “Una parte del complesso di Palazzo d’Avalos diventerà un museo della memoria; altri spazi saranno destinati alla produzione culturale, all’arte contemporanea, grazie anche all’intesa con il Museo Madre di Napoli, e all’accoglienza turistica”. Il 15 ottobre sarà installata l’opera Luna di Fabio Mauri (1926-2009), tra i massimi esponenti dell’avanguardia italiana, che resterà visitabile per un anno. Intanto la compagnia di Marco Musto ha portato in scena Fine Pena Mai, una sorta di visita teatralizzata che coinvolge il pubblico e lo invita a percorrere gli spazi tra voci e figuranti.

DOVE DORMIRE A PROCIDA

La parte iniziale dell’autunno è il momento ideale per godersi Procida e perdersi, letteralmente, tra vicoli e costruzioni. Per esempio, Casale Vascello (via Salita Castello), che conserva l’impianto architettonico seicentesco. Si può affittare una bici elettrica con Green Go e percorrere le numerose stradine costeggiate da muri alti di tufo, oltre i quali si estendono limoneti e orti. Bisogna sbirciare al di là dei portoni e dei cortili antichi per cogliere l’anima vera dei luoghi: scale settecentesche dagli intonaci sbrecciati, archi e volte, giardini nascosti. Tra le stradine del centro storico l’Albergo La Vigna conserva l’architettura del tipico casale procidano e un ampio possedimento agricolo: le stanze si affacciano sui filari di Biancolella, Falanghina e Aglianico e gli ospiti possono partecipare alla vendemmia, da cui si ottiene il vino Loreto. La Casa sul Mare è invece sulla salita che conduce alla Terra Murata: è un palazzo gentilizio del XVIII secolo con 10 camere, tutte con terrazzo, e un piccolo giardino pensile con vista, dove viene servita la prima colazione e dove è bello fermarsi a leggere od oziare.

La semplicità è lo spirito che aleggia su tutta l’isola, ma c’è anche chi ha alzato il tiro: è Vincenzo Borgogna, manager quarantacinquenne, primo procidano laurato in Bocconi, master ad Harvard e un lavoro che lo porta in giro per il mondo. Borgogna ha ristrutturato un antico casale agricolo di famiglia e ne ha fatto un boutique hotel, La Suite, tutto bianco e di design, con giardino di palme ed essenze mediterranee, Spa e piscina con fondale nero come le spiagge vulcaniche dell’isola. Un indirizzo per chi non vuole rinunciare ai piccoli vezzi e ai vizi contemporanei come il wi-fi, la palestra all’aria aperta, la vasca per la cromoterapia in camera, la sauna e i trattamenti anti-invecchiamento.

LE SPIAGGE DI PROCIDA

Le spiaggia del Pozzo Vecchio, divenuta celebre per il set de Il Postino di Massimo Troisi, è a cinque minuti di cammino, così come quella di Ciraccio: grazie alla loro esposizione a ovest, qui si riesce a fare il bagno anche fino ai primi di novembre. Sul versante occidentale c’è l’isolotto di Vivara, reso nuovamente accessibile quest’anno, dopo 15 anni di chiusura al pubblico. Di proprietà privata e collegata all’isola madre da un lungo ponte pedonale, Vivara è una mezzaluna di terra, disabitata e miracolosamente scampata all’assedio edilizio. In realtà è il margine di un cratere vulcanico oggi sommerso; per secoli tenuta di caccia dei Borbone, dal 2002 è riserva naturale statale, perché avamposto per gli uccelli di passo in primavera; accoglie anche un sito archeologico miceneo, tuttora in fase di scavo. L’accesso è regolamentato dal Comune e il percorso di visita è un’escursione di circa un’ora nel folto della macchia mediterranea, dove emergono i ruderi di casali seicenteschi e di epoca borbonica. Al ritorno, la sosta alla marina della Chiaiolella è d’obbligo: qui Crescenzo e Da Mariano sono i due ristoranti più amati, uno accanto all’altro, sul molo. La cucina è verace e saporita, di mare e di orto: spaghetto con le sarde o con il riccio; i carciofi in primavera; l’insalata di limoni, le polpette di pesce spada o di melanzane.