Riforma affido: via assegno di mantenimento per i figli e assegnazione casa ma aumentano costi della separazione

La disgregazione di una coppia, specialmente quando ci sono dei figli, non incide solo sui sentimenti ma anche sulle questioni più materiali. Molto spesso si sono definiti i separati – soprattutto i padri – come i nuovi poveri. Di fronte a un’emergenza sociale la politica dovrebbe studiare forme di supporto serio per impedire che le famiglie, con la separazione, siano gettate sul lastrico.

Il Disegno di Legge di riforma dell’affidamento, a firma gialloverde, forse inconsapevolmente, sembra andare nel senso opposto.

Le nuove norme prevedono che chi vorrà separarsi dovrà obbligatoriamente rivolgersi a un “mediatore familiare” (art.7 e art. 22), figura professionale che trova una sua collocazione proprio nel progetto di riforma (art. 1). La mediazione familiare, però, è a pagamento e, giusta la clausola di invarianza finanziaria (art. 24), è a carico di chi si separa. Un incontro di mediazione costa all’incirca 50 euro (ma può arrivare al doppio) cui occorre aggiungere il costo degli avvocati che, per la fase di mediazione ricevono un corrispettivo ad hoc (D.Min Giustizia 37/18). Alla fine, una separazione (e un divorzio) possono arrivare a costare parecchie centinaia di euro in più. E’ vero che la mediazione può essere interrotta in qualunque momento, ma è altrettanto vero che un Giudice potrebbe essere tentato di non essere particolarmente benevolo verso chi non vuole mediare (anche se magari ne ha tutte le ragioni).

Il DDL poi prevede l’eliminazione – salvo rari casi – dell’assegno di mantenimento a favore del genitore meno capace economicamente; una vera conquista populista che però non tiene conto di  coloro che non hanno un lavoro o che magari vi hanno rinunciato. Ma non è tutto per chi non è produttivo: l’art. 11 del progetto di legge prevede che chi non ha la possibilità di ospitare il figlio in spazi adeguati non ha il diritto di tenerlo con sé secondo tempi “paritetici”. Il corto circuito normativo è evidente: il genitore più povero rischia di perdere anche la possibilità di vedere il figlio.

Da non sottovalutare neppure le norme sulla casa: se la casa viene, in via del tutto eccezionale, assegnata a uno dei due genitori, costui deve versare all’altro un’indennità di occupazione che, però, sarà soggetta a tassazione. Sino a oggi la legge prevedeva che il Giudice dovesse tenere conto del valore dell’assegnazione nella regolamentazione dei rapporti tra i genitori; con la riforma invece ci sarà un passaggio di denaro e, dunque, nuove tasse.

In buona sostanza si rischia che per questioni economiche siano  sempre meno quelli che potranno separarsi, mentre aumenterà il numero di quei figli costretti a vivere con due genitori che si odiano.

Dal Governo del cambiamento ci si aspettava forse un aiuto concreto alle famiglie in difficoltà; invece rischiamo una riforma che, tra le tante storture, colpirà duramente chi è già in difficoltà.