Salvini pronto a rompere sul governo. Ed evoca il voto: «Il Quirinale si assumerà la responsabilità»

Il post che segna l’inizio della crisi arriva alle 20.42: «Sono davvero arrabbiato». Matteo Salvini ha appena ascoltato il resoconto del faccia a faccia tra il presidente Sergio Mattarella e il premier incaricato Giuseppe Conte. Ogni parola che sente lo irrita di più, l’umore si fa più fosco ad ogni dettaglio che apprende. Poco dopo, al post del segretario leghista si aggiunge il «like» di Luigi Di Maio. Insieme a quelli di una decina di migliaia di follower.
Lo stato maggiore del partito lo chiama al telefono, tutti vogliono sapere e lui risponde. E con loro si sfoga: «È una follia che Paolo Savona non sia accettato da Mattarella perché sarebbe nemico di Angela Merkel» esordisce con il suo interlocutore. Tutta la giornata è stata contraddistinta dagli attacchi pesantissimi che arrivano dalla stampa tedesca, dall’incendiario commento «Italia scroccona» di Der Spiegel, alla vignetta della Frankfurter Allgemeine Zeitung che raffigura Salvini come il dottor «Peste» e Luigi Di Maio come il dottor «Colera» che insieme spingono una barella con l’Italia malata.

Lo stato d’animo non è dunque particolarmente bendisposto. E il fatto che gli riferiscono che a Conte siano stati prospettati i rischi nei rapporti con la Germania qualora Paolo Savona diventasse ministro è la scintilla che dà fuoco alle polveri. Salvini è costretto a rinunciare alla serata che voleva trascorrere con la figlia, i leghisti vogliono conoscere la linea e non gli consentono di accantonare il telefono. E così, lui parla e racconta. Non pesa troppo le parole, sta parlando con gli esponenti di maggior rango del suo partito: «Il Quirinale dovrà assumersi la responsabilità di quello che sta succedendo». Il primo scenario che Salvini tratteggia con i suoi interlocutori è quello delle elezioni anticipate: «Lo sapete bene, noi al voto siamo prontissimi. Vogliono rimandarci alle urne a ottobre? E noi ci torneremo e prenderemo il 60% per cento dei voti». L’accusa che i fedelissimi di Salvini riportano sarebbe durissima: e cioè, che «il Quirinale vorrebbe imporre attraverso la squadra dei ministri una linea che non è quella che è stata votata e scelta dai cittadini». Questo concetto, in altre telefonate, viene ulteriormente articolato: «Ci abbiamo messo del tempo, ci abbiamo messo tanto lavoro e tante notti insonni. Ma, alla fine, la squadra la abbiamo presentata. Nel massimo rispetto delle prerogative di Mattarella, abbiamo inviato un candidato premier con una squadra credibile, tenendo anche conto delle sue indicazioni… ».
Dicono che Salvini sia sbottato: «Il bello è che l’altro giorno il Colle ha anche fatto filtrare una nota in cui si sostiene di non aver posto alcun veto. La verità è che su Paolo Savona è stato messo un veto in piena regola e a tutto tondo…». Addirittura, con qualcuno Salvini parla della «spregiudicatezza del Quirinale» nella gestione della vicenda. E ancora, sempre con i fedelissimi, «abbiamo fatto di tutto per dare un governo a questo Paese, per farlo ripartire e il presidente ci vuole bloccare». Il punto, per Salvini è anche la credibilità sua e di Luigi Di Maio: «Noi non è che non eravamo disposti a prenderci in carico le indicazioni Mattarella. Però, se ci inchinassimo completamente, se acconsentissimo a tutto, la squadra alla fine avrebbe una fisionomia troppo diversa da quella che avevamo messo a punto insieme. A quel punto, la gente se la prenderebbe con noi…». Salvini ieri era partito da Roma nel primo pomeriggio, assai soddisfatto dell’incontro con Giuseppe Conte e Luigi Di Maio. Soprattutto perché entrambi avevano concordato sul fatto che, in relazione all’incarico di ministro all’Economia e alle Finanze per Paolo Savona non potesse esistere un «piano B». Insomma, i neo alleati per il «governo del cambiamento» avrebbero «completamente condiviso la linea» di sostenere l’incarico al professore sardo. Le prossime mosse, in Lega, ora sono tutte nelle mani di Salvini: il partito nelle ultime ore gli aveva dato mandato pieno per affrontare la costruzione del governo ed accompagnare Giuseppe Conte alla meta. Questa mattina, il leader leghista ha appuntamento con il saggio scolastico della figlia, a cui pare non abbia alcuna intenzione di rinunciare. Poi, in agenda, avrebbe due incontri pubblici in provincia di Bergamo, a Martinengo e a Dalmine. Ma a quelli è più difficile che possa partecipare.