«La denuncia mi pare esagerata – racconta l’avvocato Alessandro Totti, che difende l’uomo, nel confermare l’episodio – ; il mio assistito mi ha raccontato che si è trattato di un gesto di rabbia. Immaginate lo spavento di una persona che viene convocata per telefono dai carabinieri per riprendersi il figlio senza troppe spiegazioni, aggiungete il fatto che anche il figlio maggiore aveva avuto problemi analoghi e quella reazione, per quanto sbagliata, diventa in qualche modo comprensibile». Il padre denunciato è un quarantenne, incensurato: «È un uomo che lavora tutto il giorno – riferisce ancora il legale – sperava di non avere più a che fare con problemi causati dai figli». Se lo schiaffo è ritenuto un abuso di metodi di correzione, scatta l’articolo 571 del codice penale: la pena prevista è al massimo di sei mesi. La Cassazione in passato aveva stabilito che un ceffone dato a un figlio non è reato se non c’è l’esplicita volontà di provocare danni fisici.