Troppi guadagni, pochi ascolti. La Corte dei Conti «studia» Fazio

Detto, fatto. Come annunciato qualche giorno fa, l’Anac ha chiesto alla Corte dei Conti di verificare se il compenso di Fabio Fazio è troppo alto rispetto al ritorno economico garantito alla Rai da Che tempo che fa. In poche parole, per l’Anac, che è l’Autorità Nazionale Anti-Corruzione presieduta da Raffaele Cantone, esistono “sussistenti possibili rischi di non conseguire l’equilibrio costi-ricavi previsto dalla Rai per la realizzazione del programma”. È il dubbio venuto spontaneo a tanti osservatori al momento dell’annuncio del contratto. In particolare, l’intesa ratificata da un contratto preliminare, stipulato il 23 giugno 2016, rischia di essere “non conforme al codice dei contratti” perché, oltretutto, l’intesa sarebbe stata raggiunta prima che “la società di produzione del format televisivo, con cui è stato stipulato il contratto definitivo, venisse addirittura costituita”.

Per capirci, da queste parole si potrebbe dedurre che il compenso per Fazio sia stato deciso prima ancora che fosse creata la società contraente. Non è un rilievo da poco. E non a caso la delibera è stata trasmessa al presidente della Rai perché anche i vertici della televisione pubblica comunichino “le eventuali iniziative che intende adottare in merito ai rilievi contenuti”.

Fuori dal linguaggio legale e dai tecnicismi procedurali, è evidente che il contratto tuttora in vigore tra Rai e Fazio suscita anche nell’Autorità Anti-Corruzione le stesse gravi perplessità che questo giornale ha manifestato sin dall’annuncio.

Riassumendo, a fine giugno 2017 il Cda Rai ha approvato la proposta di un contratto di esclusiva con Fazio su Rai1 per 32 prime serate e 32 seconde serate. Secondo quanto diffuso anche dalle agenzie stampa, il compenso si aggirerebbe sui 2.2 milioni di euro all’anno, circa quattrocentomila in più rispetto al contratto precedente. Il presidente della Rai, Monica Maggioni, allora commentò: “Lo sforzo fatto per non perdere il valore e la capacità di racconto di Fabio Fazio è direttamente connesso alla volontà di garantire un futuro all’azienda tenendola ancorata al mercato”. Secondo l’Anac, l’ancoraggio è stato forse pagato troppo. A questo punto, oltretutto, secondo l’ente presieduto da Cantone si profila “qualche perplessità anche dall’esame del contratto sotto il diverso e sostanziale profilo della valutazione della sua economicità”.

Per capirci, la spesa non vale il prodotto acquistato e, in regime di pubblica amministrazione, non è un rilievo secondario: gli ascolti assicurati da Fazio alla Rai non sarebbero per nulla soddisfacenti. Difatti nella delibera trasmessa alla Corte dei Conti, l’Anac precisa che “in base a quanto ad oggi accertato, sulla base dei dati di audience disponibili, dopo la programmazione di 10 delle 32 trasmissioni previste, escludendo la prima puntata dove gli obiettivi di share sono stati raggiunti e superati, in tutte le altre puntate lo scostamento di share (ascolto effettivo rispetto a quello atteso) sembra essersi assestato su percentuali superiori a … (qui c’è un omissis – ndr) con il rischio quindi di una possibile sovrastima dei ricavi ipotizzati”. Per concludere, Fazio guadagna più di quanto rende e ora tocca alla Corte dei Conti valutare se sia davvero così.