Young Signorino e i clic oltre la realtà

Young Signorino è uno dei nuovi “trapper”, ha 19 anni, in realtà si chiama Paolo Caputo e viene da Cesena. Dice di essere “figlio di Satana”, ha un figlio di due anni e pare sia stato in coma per overdose di psicofarmaci (che peraltro continua a esaltare in canzoni e post). In pochissimo tempo ha realizzato il sogno di qualsiasi ragazzo che si metta in gioco con la musica: milioni di visualizzazioni su YouTube.

Per capirci, al momento il suo brano Mmh ha ha ha (da ascoltare con cautela perché è, diciamo così, molto primitivo) vanta quasi 12 milioni di views, una cifra che necessariamente richiama l’attenzione del pubblico e dei media. Il fatto. L’altra sera, Young Signorino avrebbe dovuto esordire ufficialmente dal vivo esibendosi prima di Bugo al Monk di Roma.

Per qualsiasi esordiente il debutto sul palco è un sogno e per lui continuerà a esserlo, visto che non si è presentato sul palco, il concerto è saltato, il pubblico arrabbiato ha chiesto il rimborso dei biglietti e lui ieri ha scritto su Instagram che “gli organizzatori del locale mi hanno causato dei problemi psicologici oltre che organizzativi”. Oddio, quando i fenomeni nascono così rapidi e i colpi di scena si susseguono così dirompenti, viene il sospetto che siano frutto di una abile (?) strategia promozionale e che, in questo caso, Young Signorino potrebbe finire presto nel catalogo delle “patacche preconfezionate”.

In fondo, la cover di Mmh ha ha ha pubblicata da Dolcenera ha un peso specifico, artistico e musicale enormemente superiore all’originale. Però la storia della musica è lastricata di giudizi che poi si sono rivelati soltanto pregiudizi, quindi è giusto lasciare al tempo il compito di valutare questo nuovo fenomeno. Comunque resta da calibrarne il rilievo. Young Signorino rappresenta davvero i “clic” che ha racimolato? Il pubblico lo apprezza sul serio? Il suo video di Dolce droga conta oltre 4 milioni di visualizzazioni, ma i “mi piace” sono 38.300 e i “non mi piace” ben 127.210.

L’errore sembra quindi paragonare i clic alle copie effettivamente vendute. Queste ultime esprimono una propensione all’ascolto (e anche alla critica). I primi equivalgono spesso a semplice curiosità o, peggio, alla noia. E il rischio è che questa euforia male interpretata faccia solo del male a chi crede di esserne protagonista e alla fine si ritrovi con un pugno di clic e una carriera mai iniziata.