Passato e futuro
Per capire se anche per l’invidia potesse valere lo stesso discorso che per altri sentimenti, i ricercatori hanno coinvolto 620 partecipanti a cui è stato chiesto di immaginare che un caro amico avesse avuto esperienze o cose, come un’automobile da sogno o una promozione al lavoro, che anche loro avevano desiderato fortemente. Ad alcuni volontari è stato chiesto poi di pensare a come si sarebbero sentiti nei giorni e nelle settimane precedenti il verificarsi degli eventi fortunati dell’amico e ad altri, invece, di immaginare a come si sarebbero sentiti nei giorni e nelle settimane successivi.
Dalle risposte, i ricercatori hanno osservato che il fattore tempo era fondamentale: i partecipanti, infatti, hanno valutato le esperienze positive vissute dall’amico come meno invidiabili dopo che erano accadute rispetto a prima che accadessero. Per confermare questi risultati, il team ha successivamente esaminato i sentimenti di invidia riportati dai partecipanti durante il mese di febbraio, pensando agli appuntamenti romantici che i propri pari stavano organizzando per San Valentino. In linea con i dati del primo esperimento, è emerso che questo sentimento è aumentato con l’avvicinarsi del 14 febbraio, per poi diminuire il giorno seguente.
Il paradosso dell’invidia
È interessante vedere, raccontano i ricercatori, come i sentimenti di invidia evolvano nel tempo: se da una parte, infatti, l’invidia per eventi futuri genera frustrazione e astio, dall’altra svanisce in fretta, trasformandosi in sentimenti più costruttivi, come motivazione e ispirazione. “La ricerca dimostra che gli eventi che possono suscitare invidia perdono potere una volta che sono passati”, spiega l’autore della ricerca Ed O’Brien dell’Università di Chicago. Dato, raccontano i ricercatori, da tenere ben presente in relazione all’uso sempre crescente dei social media, in cui si fa un continuo confronto con gli altri. “Più di 500 milioni di persone usato quotidianamente i social media come Facebook, in cui si diventa spettatori dei momenti più belli degli altri”, concludono i ricercatori. “Ma potrebbe esserci una sottile differenza nei tempi di condivisione di foto e informazioni: un conto è leggere un aggiornamento di stato come “Valigia per Maui fatta!”, e un conto è leggere “Tornato a casa”. C’è qualcosa di paradossale nelle nostre reazioni ad affermazioni di persone che ottengono ciò che desideriamo: feriscono meno se lo hanno già conquistato”.