Il paradosso dell’invidia: si scatena di più per qualche cosa che deve ancora accadere

“L’ATTESA del piacere è essa stessa il piacere”, così recitava il filosofo tedesco Gotthold Ephraim Lessing. E come dargli torto? Basta pensare alla gioia che proviamo quando prenotiamo un viaggio, o, più semplicemente, agli eccitanti istanti prima che cominci il concerto del nostro cantante preferito. E anche la Scienza è d’accordo: secondo alcune ricerche, infatti, proviamo emozioni più intense per esperienze future, piuttosto che per cose che abbiamo già fatto, ovvero ricordi che, seppur belli, sono ormai parte del nostro passato. Ma se a prenotare quel viaggio, o ad andare a quel concerto fosse un nostro amico? Probabilmente proveremmo invidia. E sembra che anche in questo caso il discorso non cambi: proviamo più invidia per eventi che accadranno nel futuro, piuttosto che per esperienze fatte da altri nel passato. A sostenerlo è un studio appena pubblicato su Psychological Science, che dimostra come si tratti di un un sentimento che si spegne in fretta.

Passato e futuro

Per capire se anche per l’invidia potesse valere lo stesso discorso che per altri sentimenti, i ricercatori hanno coinvolto 620 partecipanti a cui è stato chiesto di immaginare che un caro amico avesse avuto esperienze o cose, come un’automobile da sogno o una promozione al lavoro, che anche loro avevano desiderato fortemente. Ad alcuni volontari è stato chiesto poi di pensare a come si sarebbero sentiti nei giorni e nelle settimane precedenti il verificarsi degli eventi fortunati dell’amico e ad altri, invece, di immaginare a come si sarebbero sentiti nei giorni e nelle settimane successivi.

Dalle risposte, i ricercatori hanno osservato che il fattore tempo era fondamentale: i partecipanti, infatti, hanno valutato le esperienze positive vissute dall’amico come meno invidiabili dopo che erano accadute rispetto a prima che accadessero. Per confermare questi risultati, il team ha successivamente esaminato i sentimenti di invidia riportati dai partecipanti durante il mese di febbraio, pensando agli appuntamenti romantici che i propri pari stavano organizzando per San Valentino. In linea con i dati del primo esperimento, è emerso che questo sentimento è aumentato con l’avvicinarsi del 14 febbraio, per poi diminuire il giorno seguente.

Il paradosso dell’invidia

È interessante vedere, raccontano i ricercatori, come i sentimenti di invidia evolvano nel tempo: se da una parte, infatti, l’invidia per eventi futuri genera frustrazione e astio, dall’altra svanisce in fretta, trasformandosi in sentimenti più costruttivi, come motivazione e ispirazione. “La ricerca dimostra che gli eventi che possono suscitare invidia perdono potere una volta che sono passati”, spiega l’autore della ricerca Ed O’Brien dell’Università di Chicago. Dato, raccontano i ricercatori, da tenere ben presente in relazione all’uso sempre crescente dei social media, in cui si fa un continuo confronto con gli altri. “Più di 500 milioni di persone usato quotidianamente i social media come Facebook, in cui si diventa spettatori dei momenti più belli degli altri”, concludono i ricercatori. “Ma potrebbe esserci una sottile differenza nei tempi di condivisione di foto e informazioni: un conto è leggere un aggiornamento di stato come “Valigia per Maui fatta!”, e un conto è leggere “Tornato a casa”. C’è qualcosa di paradossale nelle nostre reazioni ad affermazioni di persone che ottengono ciò che desideriamo: feriscono meno se lo hanno già conquistato”.