Manovra,le misure anti-evasione: revoca licenze, diesel senza aiuti e asili gratis

Imu-Tasi verso l’accorpamento

Saltata per l’ennesima volta la riforma del catasto, prima inserita tra i collegati alla legge di bilancio e poi cancellata, i rischi di un aumento delle imposte sulla casa scendono, ma non spariscono. In dirittura d’arrivo c’è intanto l’accorpamento di Imu e Tasi. Dovrebbe avvenire a parità di gettito, ma non si esclude qualche sorpresa. Soprattutto considerato che i Comuni (rappresentati dall’Anci) sono sul piede di guerra con l’esecutivo. Lamentano la mancata condivisione delle misure e soprattutto prevedono nuovi tagli ai fondi municipali. Risorse che potrebbero essere compensate proprio con un aumento delle imposte locali. Parecchi Comuni hanno ancora il margine per aumentare Imu, Tasi e addizionali sui redditi.

Concessioni, sanzioni pesanti

a sospensione e la revoca di licenze, autorizzazioni e concessioni pubbliche per i grandi evasori. La misura si aggiungerebbe alle sanzioni accessorie già previste oggi per le violazioni in materia tributaria. E nella sua forma più dura, la revoca, scatterebbe se nella sentenza definitiva c’è una sanzione superiore ai 50 mila euro. L’idea è del Movimento 5 Stelle, che ha presentato anche una proposta di legge, con il senatore Primo Di Nicola. Il governo sta valutando la possibilità di trasferirla nel disegno di legge di Bilancio. Anche perché dalla lotta all’evasione l’esecutivo conta di recuperare ben 7 miliardi di euro. Una cifra considerevole, ma decisiva per la tenuta della manovra.

Bonus-malus contro il contante

Nonostante le perplessità di Matteo Renzi e Luigi Di Maio, il premier ed il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri non disperano di poter introdurre anche i disincentivi sull’uso del contante. Il sistema “bonus/malus”, con l’Iva ridotta per chi paga con moneta elettronica, e leggermente più alta per chi usa le banconote, ha funzionato benissimo in Portogallo, e solo così, dicono i tecnici, la stretta sull’evasione potrebbe portare i 5 miliardi attesi.

Tanto più che lo sconto sulle aliquote Iva a chi paga con le carte, senza un aumento per chi paga in contante, dovrebbe essere ridotto al minimo, per non causare un buco nel gettito. Il meccanismo, insomma, funziona solo se ci sono bastone e carota. Gli incentivi da soli non basterebbero a far emergere il nero.

Badanti e tasse, che cosa cambia

Alle famiglie potrebbe costare fino a 2 mila euro l’anno il meccanismo pensato dal governo per contrastare (l’altissima) evasione fiscale nel settore del lavoro domestico. Il calcolo è opera di Assindatcolf, l’associazione delle famiglie che hanno collaboratori in casa. Baby sitter e badanti, che oggi sono in nero oppure sono in regola ma non fanno la dichiarazione dei redditi, potrebbero chiedere alle famiglie di pagare le tasse al posto loro, per mantenere lo stesso stipendio effettivo che incassano oggi. Una richiesta non facile da respingere, visto il rapporto fiduciario e affettivo che spesso lega famiglie e collaboratori. Nel caso di una badante con un reddito lordo di 15.940 euro l’anno, il possibile extra costo sarebbe di 1.940 euro l’anno.

Meno detrazioni per i redditi alti

Il meccanismo delle agevolazioni fiscali, come quelle sulle spese sanitarie, potrebbe essere legato al livello di reddito del contribuente. Non cambierebbe nulla rispetto ad oggi per chi ha un reddito fino a 100 mila euro lordi l’anno. Le detrazioni e le deduzioni verrebbero progressivamente ridotte per chi ha un reddito compreso tra i 100 mila e i 300 mila euro, per poi essere azzerate sopra questa soglia. Da ricordare che oggi gli italiani che denunciano un reddito sopra i 300 mila euro sono appena 38.291, lo 0,09% del totale. Dovrebbero restare sganciate dal livello di reddito le agevolazioni pluriennali, in particolare quelle sulle ristrutturazioni edilizie, ecobonus, sismabonus e acquisto mobili. Tecnicamente sarebbe troppo complicato.

Diesel senza aiuti, tranne sui campi

La nota di aggiornamento al Def indica la volontà di recuperare circa lo 0,1% di Pil, tradotto quasi 1,8 miliardi di euro, tagliando anche i «sussidi dannosi per l’ambiente e nuove imposte ambientali». Il ministero dell’Ambiente ha già stilato un elenco delle misure (in tutto sono 26 e riguardano, tra gli altri, settori come pesca e agricoltura) interessate da accise sui prodotti energetici, con tanto di specifica del tipo di agevolazione, sussidio o esenzione di cui godono. Il governo deve ancora decidere dove tagliare, ma ha già annunciato che non interverrà sul gasolio agricolo. Al momento il 97% dei sussidi dannosi per l’ ambiente è costituito da sconti fiscali, il restante 3% è fatto di trasferimenti diretti.

Asilo gratuito e rette ridotte

Il pacchetto famiglia della prossima legge di Bilancio parte dagli asili nido e dalle scuole dell’infanzia, a cui verranno assegnate maggiori risorse economiche. Allo studio la riduzione fino alla gratuità delle rette delle scuole per i più piccoli con famiglie dai redditi medio-bassi e la realizzazione di nuove strutture, soprattutto nel Mezzogiorno. Il «Family pack» include poi la proroga dei vari bonus bebè, bonus nido, assegni familiari. Ma resta in piedi l’ipotesi di un assegno unico per ogni figlio a carico che metta ordine e riorganizzi tutti i sussidi previsti per le famiglie. Fortemente voluto dal Forum delle Famiglie e già incluso in una proposta di legge del Pd, l’assegno unico prevederebbe fino a 240 euro al mese entro i 18 anni, per poi diventare 80 fino ai 26 anni.

Quota 100, ipotesi modifiche

In pensione a 58 anni se dipendenti, a 59 se autonome e con 35 anni di contributi (ma con il 30% in meno): «Opzione donna» viene confermata anche per il 2020. La proroga del provvedimento che consente alle donne un ingresso anticipato alla pensione è contenuta nella Nadef e i Cinque Stelle puntano a farla diventare strutturale. Confermato anche l’Ape sociale e il Fondo previdenziale integrativo, che includerebbe anche la pensione di garanzia per i giovani. Per quanto riguarda Quota 100 il discorso è più complesso. Viene confermata anche per il 2020, ma lo stesso Giuseppe Conte ha ricordato come si tratti di una «misura temporanea introdotta per sanare una ferita». Ecco perché non sono escluse modifiche, almeno sulle risorse, da destinare altrove.