Quella voglia social d’invecchiarsi il viso (solo con una app) che mette a rischio la nostra privacy

Una prima avvisaglia l’avevamo avuta nel 2016 con Pokemon Go, la conferma potrebbe arrivare quest’anno: il tormentone estivo non sarà una canzone ma un’app. Dai Righeira passando per Alvaro Soler, si arriva a FaceApp. Vi siete chiesti perché tutti i vostri amici e una dose massiccia di cosiddetti vip postano sui social immagini dove appaiono terribilmente invecchiati? È la FaceApp Challenge, moda estiva esplosa in questi giorni. Da Dybala e Gassmann per arrivare a Renzi, si fa prima a dire chi ancora non si è «selfato» da vecchio. FaceApp non è nuova: sbarcata su iPhone e telefoni Android nel 2017, aveva fatto divertire in molti nel cambiarsi sesso in foto. Niente a che vedere con l’ondata di quest’anno, con l’app in testa nelle classifiche delle più scaricate e il gusto diffuso nel mostrarsi come (forse) saremo tra 20 anni.

Il forse è d’obbligo, perché il software di fotoritocco non è una macchina del tempo. Ma sfrutta l’intelligenza artificiale per analizzare i tratti del volto della foto originale e tramite algoritmo si «immagina» come potrebbe invecchiare. Con tanto di borse sotto gli occhi e pelle raggrinzita. Al di là dei dubbi se il gioco valga la candela della propria privacy (FaceApp, a tal proposito, non soddisfa pienamente il regolamento europeo), tema intensificato dall’origine russa della Wireless Lab che ha creato l’app, il risultato del filtro «old» è realistico. Al punto che l’effetto choc, nostro e di chi ci conosce (e magari non ci vede da un po’), è assicurato. Da qui la febbre estiva da selfie invecchiato.