Una situazione che si è trascinata per anni, «estendendo l’area dello scoraggiamento e della frustrazione», delusioni crescenti che hanno portato ad abbandonare la battaglia, a smettere di inviare curricula e a partecipare a colloqui. E le norme dei governi che si sono succeduti, secondo la Cgil, non hanno portato grossi benefici. «Jobs act, decontribuzione, sgravi e incentivi non hanno scalfito la situazione – analizza Verona – e oggi, a condizioni leggermente mutate, le imprese preferiscono i più giovani, quelli che escono oggi dalle scuole e dalle università che li hanno formati in corrispondenza con le attuali condizioni economiche e produttive. Dopo un decennio di speranze, spesso deluse, c’è chi ce l’ha fatta, ma i più sono rimasti a galleggiare in un’area di incertezze che li porta ad affollare l’area degli scoraggiati, vedendo la loro età avanzare e le loro speranze ridimensionarsi». Analizzando i dati, emerge che la forza lavoro nell’area della Città metropolitana è rappresentata da 2,4 milioni di persone tra 15 e 65 anni. Gli occupati sono 1,5 milioni e, di fronte a 100mila disoccupati, è impressionante il dato sugli inattivi: 800mila persone che hanno smesso di cercare lavoro. In questo bacino si colloca buona parte dei 100mila di età compresa fra 25 e 35 anni che risultano disoccupati o inattivi. Non solo post-adolescenti con situazioni problematiche alle spalle o ultracinquantenni vittime di tagli e crisi aziendali, ma una schiera in costante aumento di giovani adulti costretti a casa in un’età in cui si gettano le basi per costruire una famiglia e una carriera. «Sono dati preoccupanti – sottolinea Elena Buscemi, consigliera della Città metropolitana con delega al Lavoro – attraverso strumenti come Garanzia giovani e percorsi professionalizzanti cerchiamo di offrire una risposta al senso di isolamento e di aiutare queste persone a trovare la propria strada, per un lavoro che sia anche di qualità».