Il trapianto di pene e scroto che fa la storia della chirurgia

Si è recentemente realizzato un grande evento nella storia della chirurgia genitale ricostruttiva. A Baltimora una equipe di chirurghi guidati da Andrew Lee ha infatti ricostruito per la prima volta una estesa parte del bacino di un uomo comprendente pene, scroto e una parte delle pareti dello stesso bacino. Non sono stati innestati anche i testicoli per motivi etici non facilmente risolvibili. Se quest’uomo un domani fosse in grado di procreare, il bambino avrebbe il DNA del donatore deceduto, pur provenendo dalla funzione corporea della persona operata: un aspetto etico sul quale ancora non ci si è interrogati.

La sensazionalità dell’intervento è data sia dall’estensione della zona sulla quale si è intervenuti, sia dall’obiettivo che i chirurghi si sono posti : ripristinare le funzione dell’organo genitale, sia da un punto di vista urinario che sessuale. Ovviamente ci vorranno almeno sei mesi per sapere se l’obiettivo avrà buona probabilità di riuscita, ma si è intanto aperto uno spiraglio di speranza per tutti quegli uomini che soprattutto per lesioni di guerra, si trovano ad avere lesioni genitourinarie.

In America dal 2001 al 2013 si contano circa 1367 uomini iscritti al Registro del trauma del Dipartimento della Difesa con le cosiddette lesioni genitourinarie, che comprendono lesioni ai genitali. Un numero importante di persone, spesso giovani, che vedono persa la loro capacità sessuale e riproduttiva, con un grave danno alla loro identità personale. Il pene rappresenta da sempre per l’uomo una parte del corpo fortemente legata alla identità maschile, e l’assenza di questa parte rievoca un vuoto che può trasformarsi in depressione e senso di inadeguatezza generale, considerando che tutto questo si insinua in un vissuto di guerra e quindi con probabili conseguenze traumatiche più generali.

Se da una parte questo trapianto darà una speranza a quest’uomo nel ripristino della sue funzioni sessuali dall’altra il rischio del rigetto non è solo fisico, un corpo che rifiuta una parte del corpo non sua, ma potrebbe essere anche psicologico. L’accettazione di qualcosa che è andato perso e che in viene reinnestato è più facile con organi che ci restituiscono la vita ( il cuore, il fegato)

diventa più complicato con parti che non sono strettamente legati alla nostra permanenza in vita, ma che hanno importanza per quello che rappresentano. Il corpo e la mente si trovano in questo caso ancora di più a dover collaborare per integrare questa nuova parte fisica e psicologica. Auguriamo buon lavoro a tutta l’equipe che continuerà a seguire il paziente e a lui auguriamo una buona vita.