Macerata, così Giulia ha vinto la battaglia contro i bulli

Picchiata, insultata per una vita, addirittura filmata mentre un gruppo di ragazzi la prendeva a botte, nel bel mezzo dei giardini Diaz, a Macerata. E tutto questo soltanto per il suo aspetto. Era grassa, le dicevano i compagni di scuola, e la escludevano da ogni attività, gioco o altro. Da tutto.

Giulia Grandi, 18 anni, una ragazza del Maceratese, si è messa a dieta perché non ne poteva più e adesso sta bene. Frequenta l’Aeronautica e sogna di fare l’infermiera: desidera fare sorridere le persone che la circondano, «fare del bene, portare allegria». «Sono vicina a quanti oggi vivono il mio incubo – dice – e non capirò mai da dove viene tutta quella cattiveria, che porta ad accanirsi così tanto contro un’altra persona, per di più della stessa età».

«Nelle scuole poi, da parte di dirigenti e insegnanti, c’è la tendenza a sottovalutare il problema – aggiunge – anche se viene esposto e manifestato, come avevo cercato di fare io ai tempi, andando dal preside con i miei genitori. Ricordo ci disse di lasciare perdere».

Il suo incubo comincia quando era piccolissima, fin dall’asilo. «Non puoi giocare insieme a noi, sei grassa», le dicevano i piccoli compagni. «Ricordo benissimo i primi insulti, purtroppo non è facile dimenticare – racconta Giulia –. Alle elementari è stato anche peggio, le bambine non mi facevano partecipare ai giochi, e così alle medie, ero esclusa dalle attività, dalle compagnie, dalle chiacchiere e dai pettegolezzi. L’esclusione mi ha portato a un’immensa solitudine. Per mangiare la merenda, a ricreazione, ricordo che addirittura mi nascondevo nei bagni, altrimenti via, daccapo con gli insulti. Ho iniziato a fare scena muta durante le interrogazioni, mi vergognavo, avevo paura di dire qualsiasi cosa. Intanto mi sentivo di restare indietro in tutto, nello studio, nelle amicizie e nelle storie d’amore. L’unica che mi è sempre stata accanto è una ragazzina, magra e bella, che non si è mai vergognata di farsi vedere con me. L’unica. E di questo la ringrazierò sempre». Intanto però calava il rendimento scolastico, e Giulia non sapeva più cosa fare.

«Mi sono fatta coraggio, ne ho parlato con i miei genitori – racconta ancora –, e siamo andati dal preside, ma purtroppo spesso si sottovaluta la gravità di certe situazioni. Così, nulla è stato fatto. Nel frattempo la mia disperazione aumentava. I compagni mi sputavano, mi attaccavano addosso le gomme da masticare e mi deridevano a ogni occasione. Capitava anche che mi impedissero di prendere l’autobus, dicevano che non potevo salire, che occupavo troppo spazio, oppure quando entravo in classe mi avvertivano di stare attenta, perché con la mia stazza non sarei passata dalla porta». «Io stavo bene con me stessa – spiega ancora Giulia –, dopotutto ero soltanto in sovrappeso, non avrei voluto cambiare. Erano gli altri che non riuscivano a sopportare il mio aspetto, ad accettarmi, per quello che io ero».

«Finché un giorno, ai giardini di Macerata, un gruppo di ragazzi ha iniziato a insultarmi – ricorda –. E quella volta, a differenza di tutte le altre, ho reagito: ‘Io posso cambiare, ho detto rivolta a loro, ma voi rimarrete sempre degli imbecilli’. Me l’hanno fatta pagare cara. Mi hanno buttata a terra, presa a botte, ancora e ancora. Qualcuno intanto filmava tutto. Io stavo a occhi chiusi, pregando che tutto quello finisse il prima possibile. Il video, poi, non è stato divulgato grazie all’intervento dei miei genitori. Però quel giorno ho deciso di dimagrire, così infatti non ce la facevo più. Oggi sto bene, e desidero soltanto aiutare tutte le persone che mi circondano. Questa sarà la mia rivincita sui bulli, cioè mettermi al servizio degli altri, come infermiera militare oppure infermiera civile, o magari lavorare nel settore dell’oncologia. Dopo tutto questo, desidero stare accanto a chi soffre e fare bene alle persone».