A 30 anni vive ancora nella sua cameretta, i genitori lo citano in tribunale: “Devi andartene”

In Italia li chiamavano “bamboccioni”, negli Stati Uniti sono andati anche oltre. E così una coppia di genitori newyorkesi si è rivolta a un tribunale per costringere il figlio di 30 anni ad andarsene via di casa. E il giudice che ha preso in consegna il caso ha ordinato all’uomo (che da otto anni viveva in una cameretta della casa di famiglia) di cambiare residenza entro 14 giorni. Ma non è finita qui.

Il trentenne, Michael Rotondo, ha infatti deciso di portare avanti la causa e ha chiesto un preavviso di sei mesi prima di rendere esecutivo il provvedimento. “Vorrei semplicemente un ragionevole lasso di tempo per andarmene, tenendo conto del fatto che non ero adeguatamente preparato a sostentarmi al momento della notifica”, ha infatti dichiarato alla ‘WSTM’, canale televisivo affiliato alla ‘CNN’.

La vicenda è iniziata lo scorso 2 febbraio, ma solo in questo mese il tribunale ha preso in carico la situazione. Nel frattempo sono stati emessi cinque avvisi da parte di Christina e Mark Rotondo, genitori di Michael e residenti a Camillus, comune di 25mila abitanti dello Stato di New York.

“Dopo una discussione con tua madre, abbiamo deciso che devi lasciare questa casa immediatamente. Hai 14 giorni di tempo per andartene e non ti sarà concesso di tornare. Prenderemo tutte le misure necessarie per rendere esecutiva questa decisione”, recitava l’avviso del 2 febbraio. Il 13 dello stesso mese la coppia ha deciso di avvalersi di un avvocato, concedendo al figlio 30 ulteriori giorni. Nella settimana successiva gli hanno regalato 1.100 dollari e fornito quattro consigli, naturalmente espressi attraverso un’ulteriore notifica.

Ecco cosa i genitori hanno scritto al loro figlio sfaccendato: “Organizza le cose che ti occorrono per lavorare e gestire un appartamento; vendi le cose che ti appartengono e che hanno un significativo valore economico; procurati un lavoro disponibile anche per chi ha un curriculum vuoto come il tuo (se ne trovano); se fatichi a trovarlo tua madre si è offerta disponibile per aiutarti”.

Nonostante tutti questi avvisi, la scadenza del 15 marzo non è stata rispettata. Così il 30 marzo è arrivata la quinta e ultima notifica, ancora più severa rispetto alle precedenti: prevedeva infatti l’espulsione immediata. Un provvedimento che Michael non ha voluto assecondare.

“Negli ultimi otto anni mai mi è stato chiesto di contribuire alle spese di famiglia, di occuparmi delle faccende domestiche o della manutenzione dei locali. Si tratta semplicemente di una componente degli equilibri familiari in casa”, è stata parte della difesa presentata dai legali del trentenne, come riportato da ‘WSTM’.

Nonostante questo il giudice della Corte Suprema dello Stato di New York, Donald Greenwood, ha autorizzato lo sfratto. Una decisione che Rotondo ha deciso di impugnare per lo scarso preavviso che gli è stato concesso.

E la sensazione è che la vicenda non finirà qui.